nucleo comunista internazionalista
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SEGNALAZIONI

SULLA LOTTA DEI LAVORATORI DELLA SANITÀ CONTRO L’OBBLIGO DI VACCINAZIONE

Dal sito dei compagni anarchici de il rovescio riportiamo una breve ma densa e significativa nota sullo sviluppo della lotta, nel territorio trentino, di quei lavoratori del settore sanitario che in condizioni difficilissime e sotto ricatto bestiale rifiutano di essere cavie della spaventosa sperimentazione di massa in corso. In corso, come abbiamo scritto, “a furor di Scienza, a furor di Stato ed a furor di Popolo”. Non è facile quindi mettersi di traverso all’operazione militar-vaccinale coordinata da un Generale della Nato (e vergognosamente appoggiata non solo ovviamente da tutto l’arco delle forze social-istituzionali ma anche, nei fatti, da una sfilza di “antagonisti” di cui abbiamo già detto e che abbiamo definito essere… figliuoli a loro insaputa). E’ difficile, difficilissimo – contro tutto e contro tutti – mettere in piedi un movimento di lotta unitario e coordinato. Ci vuole una forte dose di coraggio, di fegato, di “carica disperata” anche. Come quella testimoniata della madre di cui si parla nella nota dei compagni trentini.

Qualche osservazione da parte nostra. Anche dalla nota de il rovescio possiamo rilevare come le operazioni della campagna militar-vaccinale siano condotte con estrema accortezza dalla regia del potere borghese: non si procede (per ora) col bulldozer contro le ampie sacche di lavoratori renitenti. Si usa piuttosto il “metodo maccartista” scrive il rovescio, ossia si punta a colpire per primi i lavoratori più esposti che si sono pubblicamente dichiarati contro l’obbligo vaccinale. Il decreto di militarizzazione del settore sanitario emesso il 1° aprile, convertito in legge il 31 maggio è entrato in vigore il 1° di giugno. Una sua applicazione troppo “rigida” e in tempi stretti (come richiesto da certi super-figliuoli) comporterebbe sia pesanti conseguenze per l’organizzazione del lavoro nel settore che si troverebbe da un giorno all’altro privata dell’opera delle non irrilevanti sacche di lavoratori renitenti, sia il pericolo di suscitare una fiammata di rabbia e di lotta generalizzata fra le decine di migliaia dei renitenti stessi. Meglio dunque lavorare ai fianchi la massa dei lavoratori renitenti. Cercare di sfibrarli e di ostacolare in tutti i modi possibili e sinché possibile l’unificazione fra le sacche di resistenza. La borghesia e lo Stato borghese italiani sono maestri i questo genere di manovre.

Notiamo fra l’altro che la campagna militar-vaccinale non ha ancora proceduto sul terreno della vaccinazione sui luoghi di lavoro che era stata annunciata nei protocolli siglati il 6 di aprile ed approvati da tutte le “forze sociali responsabili”, sindacati-confindustria-confcommercio-confesercenti e via dicendo. Evidentemente, il governo di Unione Sacra e gli apparati preposti dello Stato non sono ancora del tutto sicuri di non incappare in resistenze impreviste ed imbarazzanti da parte di altri settori del lavoro salariato, nonostante la più completa disponibilità assicurata da tutti i Landini di questo mondo e, per quel che contano, da tutti i… figliuoli a loro insaputa di questo mondo.

I lavoratori renitenti della sanità, per come abbiamo direttamente potuto constatare, sono stati del tutto colti di sorpresa dal decreto di militarizzazione. Hai voglia di spiegare loro che norimberga lo Stato e il governo del capitale quando ne hanno necessità possono tranquillamente fregarsene e passare sopra il quadro normativo, legale, costituzionale del regime borghese stesso e che quindi occorre contare prioritariamente solo su sé stessi, sulla propria forza di mobilitazione e di lotta. Questi lavoratori semplicemente non credevano possibile che un governo democratico potesse giungere a tanto cioè giungesse, secondo loro come secondo il senso comune prevalente fra tutti i renitenti, a farsi beffe di una serie di leggi che dovrebbero (avrebbero dovuto) garantire “la libertà di scelta”: principi costituzionali italiani, norme sancite dalla convenzione di Norimberga, di Oviedo e quant’altri pezzi di carta del diritto borghese. La botta ricevuta, date le illusioni coltivate (maturate e comprovate nei fatti da un lungo periodo di “compromesso sociale” e che non spariscono certo in un sol colpo), è stata ed è di notevole portata. Fra i lavoratori renitenti c’è un insieme di sentimenti contrastanti: c’è una rabbia grandissima unita ad un senso di frustrazione e sconforto, c’è una carica di determinazione a comunque non farsi mettere in ginocchio e il non sapere bene come fare nelle condizioni date di isolamento semi-totale i cui ci si ritrova a dover ingaggiare la lotta.

In una prima e spontanea battuta la reazione al “colpo imprevisto” vibrato dal governo (conniventi i figliuoli a loro insaputa, ripetiamolo e ricordiamolo sempre, poiché questo fatto non deve passare e non passerà in cavalleria) è quella di aggrapparsi disperatamente a tutte le forme possibili e immaginabili di difesa sul piano del diritto che si ritiene essere spudoratamente violato. La mobilitazione e la lotta sociale sono quindi intese, in prima e spontanea battuta, come necessarie a supportare una sorta di guerriglia giuridico-legale da cui ci si aspetta che i “diritti calpestati” dei lavoratori e dei cittadini siano ripristinati. L’esatto contrario di ciò che in astratto, cioè prescindendo dal contesto e dalle condizioni reali su cui avviene la lotta, “dovrebbe essere”: prima la mobilitazione, l’azione di piazza, la lotta di classe poi l’azione derivata... degli avvocati.

La diserzione dal campo di lotta in cui sono impegnati i lavoratori renitenti della sanità militarizzati dal governo da parte del sindacalismo di base e di classe non aiuta certo a invertire i fattori su cui impostare la lotta ed è uno dei “tasselli mancanti”, “tutt’altro che misteriosi” di cui dicono i compagni anarchici trentini.

A proposito di diserzione dal campo della lotta e di supporto oggettivo e soggettivo a questo punto all’operazione militar-vaccinale: dobbiamo aggiungere alla lunga lista dei figliuoli a loro insaputa la vergogna inaudita di compagni “bordighisti di ferro” (che non nominiamo: spirito di Amadeo abbi pietà di loro, abbi in realtà pietà di tutti noi!). Ci ha raggiunto l’ultimo numero del loro giornale nel quale si giunge ad elevare un autentico peana ai prodigiosi risultati della Scienza e del “lavoro pionieristico degli scienziati”: “Lo sviluppo in meno di un anno di così tanti vaccini rappresenta un monumentale risultato scientifico”!!! Dopo che nel numero precedente costoro hanno scritto, fra le altre cose sconnesse, “che il capitalismo e l’avida caccia al profitto hanno ritardato la messa a punto dei vaccini”: porca miseria compagni, abbiamo capito che dipendesse da voi avreste già vaccinato il mondo intero e che, in questo senso, il generale Figliuolo, Draghi, Bill Gates e tutto il resto della compagnia di indemoniati vaccinatori vi fanno un baffo, però fate attenzione a non spararle troppo grosse. E per fortuna che su Programma nel 1968 s’era detto: “…finché i proletari ammirano Scienza e scienziati e ne attendono la salvezza la borghesia può dormire fra due guanciali”!

Comunque sia, miserie nostre a parte e tornando al tema della lotta dei renitenti non dobbiamo mai dimenticare che il piano della lotta contro l’obbligo e la sperimentazione vaccinale si pone a scala internazionale e che la subdola guerra di classe di cui è parte la forsennata campagna militar-vaccinale è solo agli inizi. Nel laboratorio-Italia essa sembra incontrastabile, come una lama che penetra nel burro. Ma in altri fronti (segnatamente in Germania, in Francia, in Inghilterra) i poteri che menano le danze (e che a noi renitenti nei prossimi mesi ci faranno vedere i sorci verdi) troveranno pane per i loro denti, troveranno cioè un mucchio di gente, a cominciare da tantissimi lavoratori della sanità, assolutamente determinata a battersi in piazza per non essere trattata come cavia delle sperimentazioni sanitarie e sociali attraverso le quali la borghesia intende stordirci ed evirarci. Un paio di giorni fa un deputato socialista francese ha proposto come necessità improrogabile la vaccinazione obbligatoria, seguendo l’esempio del laboratorio-Italia, per tutta la popolazione, dai 19 ai 60 anni. Bene: ci provino Macron e i suoi a mettere in pratica la proposta! Il tempo della pur bellissima danser-chanter-respirer-rire… encore è scaduto.

6 luglio 2021



Renitenti all’Ordine

Uno degli aspetti preziosi delle reti di solidarietà contro l’obbligo vaccinale nate in diverse zone d’Italia sono gli spaccati di conoscenze dirette che permettono. Alle tante menzogne raccontate in tv e sui giornali si possono contrapporre senz’altro il senso critico, il confronto con la propria esperienza e l’attenta valutazione delle notizie diffuse dai cosiddetti canali di controinformazione. Tutto ciò è ben lontano dall’avere la forza di un “sapere sociale”. Manca un tassello fondamentale: una presa di parola in grado di farsi sentire da parte di chi lavora nella sanità. Le cause di tanti silenzi, o di tante parole che restano confinate nei social network, o in piccole iniziative dalla poca visibilità, sono tutt’altro che misteriose. I ricatti a cui sono sottoposti lavoratori e lavoratrici, l’assenza di spazi pubblici di confronto, la frammentazione delle proteste ecc non si superano con qualche iniziativa. Difficile è anche farsi un’idea un po’ precisa di come i diversi organi provinciali stiano applicando la legge che ha introdotto l’obbligo vaccinale per il personale sanitario. I presìdi di solidarietà organizzati, in occasione delle convocazioni dei renitenti all’obbligo vaccinale, sotto la sede dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche hanno fatto emergere alcuni elementi che ci pare utile rendere pubblici.

Non siamo di fronte – almeno in Trentino, e per quello che sappiamo – a una macchina burocratica che controlla negli elenchi chi c’è e chi manca e che convoca piano piano chi manca. Gli “astenuti” sono troppi per procedere in tal modo. L’azione assomiglia di più a un vero e proprio maccartismo in ambito sanitario: colpire chi rivendica pubblicamente la propria scelta per dare un avvertimento a tutti gli altri.

Infatti, già i dieci medici convocati avevano dovuto rispondere di un video critico nei confronti dei vaccini OGM, non della loro mancata vaccinazione. Così, anche l’infermiere e le due infermiere convocati finora dall’O. P. I. non hanno dovuto rispondere – durante interrogatori protrattisi per qualche ora – di non essersi vaccinati, ma di quello che hanno affermato durante alcune manifestazioni di protesta o scritto sui propri profili “social”. Il che ha dato a queste convocazioni un taglio insieme grottesco e inquisitoriale. Un’infermiera ha dovuto rispondere davanti all’Ordine di aver detto pubblicamente di non voler fare da cavia; un infermiere di aver messo un “like” a un commento che definiva la campagna vaccinale “una merda”.

L’altro aspetto interessante è che l’atteggiamento dei renitenti era tutt’altro che remissivo: sono andati loro a chieder conto agli inquisitori piuttosto che a difendersi. “Visto che si tratta di vaccini sperimentali, spiegatemi voi cosa sono i vaccinati se non cavie”. Risposta: farfugliamenti di ogni tipo, e chiarezza unicamente nel minacciare. Non solo. Benché sotto accusa fossero a tutti gli effetti delle opinioni, dietro quelle opinioni ci sono delle persone in carne ed ossa che lavorano negli ospedali o nelle RSA. Persone che hanno fatto turni di 12 e a volte di 14 ore al giorno nei reparti Covid; persone che al lavoro sono state chiamate – con il beneplacito o nel silenzio dell’Ordine – anche con i sintomi del Covid per non lasciare i pazienti senza cure (e che ora dovrebbero essere sospese perché non si vaccinano!); persone che sanno perfettamente che gli ospedali si sono riempiti perché la gente non è stata curata a casa; persone che si sono sempre fatte in quattro e che ora devono fare i conti tutti i giorni con le battute o il gelo da parte di tanti colleghi.

Durante questi presìdi di solidarietà – che hanno dato forza nell’affrontare le convocazioni – i colleghi e, soprattutto, le colleghe (la presenza femminile è sempre preponderante) hanno fornito altre testimonianze: un’infermiera ha raccontato di non aver mai visto così tante persone ricoverate in ospedale per trombosi come da quando sono cominciate le vaccinazioni.

In alcune zone del Trentino – già attraversate dall’opposizione alla legge Lorenzin del 2017, dalla nascita di asili autogestiti e oggi dal rifiuto dei vaccini di una parte consistente della popolazione – la “caccia” di cui parlavano in questi giorni sia Draghi sia il generale NATO Figliuolo è già cominciata. Non bastando le lettere spedite a tutti gli ultrasessantenni che non si sono vaccinati, sono iniziate anche le visite casa per casa. All’ultimo presidio, da una di queste valli è arrivata una mamma insieme alla figlia danneggiata in modo permanente dai vaccini tanti anni fa. Era lì anche per sostenere la sua amica convocata. Un’autentica furia. Con il suo personale megafono, ha elencato con nome e cognome le 84 persone morte in Italia nell’arco di 24 ore dopo l’inoculazione del vaccino anti-Covid (nomi e cognomi che fanno parte delle 328 “morti sospette” secondo i dati ufficiali – notoriamente sottostimati;– della farmacovigilanza del 26 maggio scorso).

La determinazione di queste persone, disposte a perdere il lavoro piuttosto che a rinunciare alle proprie scelte, è un segnale davvero incoraggiante.


https://ilrovescio.info/2021/06/22/trentino-renitenti-allordine/