nucleo comunista internazionalista
riceviamo e pubblichiamo/segnalazioni




Riceviamo e pubblichiamo il Notiziario S.I. COBAS del 12.11.2013 – incentrato sulle vertenze nel settore della logistica – esprimendo la nostra piena solidarietà a quei lavoratori in lotta
19 novembre 2013

*****

S.I. COBAS NOTIZIE

Sindacato Intercategoriale Cobas
http://sicobas.org/ coordinamento@sicobas.org
Via Marco Aurelio 31, 20127 Milano tel/fax 02/49661440

12/11/2013
Leggi e diffondi!

Sommario:

 ======

Sabato 16 novembre giornata di iniziative in SOLIDARIETA’ 
con la lotta dei lavoratori delle cooperative in appalto
alla Granarolo

Dopo un lungo periodo di lotta con picchetti e iniziative di solidarietà in tutta l’Italia, che hanno imposto ai padroni delle cooperative (lega coop) la riassunzione di una parte dei lavoratori licenziati e l’impegno del reintegro per i restanti, è ripresa la lotta davanti ai cancelli della Granarolo.

Lo scontro si è spostato da un piano vertenziale ad un piano politico perché i padroni vogliono liquidare ogni lotta che si ponga al di fuori dei piani concertativi a cui sono abituati da cgil cisl e uil e ora non vogliono tenere fede agli impegni presi.

Il questore di Bologna, anzi, rilancia pesantemente con minacce di ritorsione sul permesso di soggiorno, per i lavoratori immigrati del SiCobas che hanno partecipato ai picchetti e che oggi mostrano di non volersi piegare alla paura e che anzi voglio rilanciare la lotta con determinazione contro un sistema di economico-politico quale quello della lega delle cooperative.

E’ necessario sostenere questa lotta, esprimere in maniera concreta la nostra solidarietà !
La lotta, lo sciopero e la solidarietà di classe sono le uniche armi in mano ai lavoratori per difendersi dal potere dei padroni
Partecipiamo tutti e tutte, insieme ai lavoratori delle cooperative 


SABATO 16 NOVEMBRE 

Coordinamento di Sostegno alle lotte dei lavoratori delle Cooperative
SiCobas
www.sicobas.org 
Centro Sociale Vittoria www.csavittoria.org

                           

 ======

lunedì 18 novembre ore 10,30/12,30 tutti a Busto Arsizio
Processo di Origgio: terza udienza

Il 18 novembre ci sarà la terza udienza del processo contro le lotte dei facchini della logistica nel 2008 ai magazzini Bennet di Origgio, dove sono accusati 20 compagni. 

Le udienze precedenti hanno dimostrato che il processo è stato costruito su una base probatoria debole e che lo scopo vero è quello di colpire le lotte, il S.I. cobas, i militanti solidali con le lotte e di intimorire i lavoratori delle cooperative.

Infatti le testimonianze degli agenti e degli ispettori della Digos non hanno portato nessuna prova a conferma delle accuse che ci muovono.

Nel frattempo il movimento di lotta dei lavoratori della logistica e il S.I. COBAS crescono. Il movimento di lotta si è esteso in intensità, in ampiezza e nella coscienza della propria forza. Comincia a far paura e governo e borghesia prendono sempre più misure repressive per cercare di fermare le lotte (con la complicità attiva dei sindacati confederali).

Questa estate, nel pieno della lotta contro i licenziamenti alla Granarolo,  il prefetto di Bologna aveva chiesto l’intervento della commissione di garanzia per il diritto di sciopero, affinché  dichiarasse che i latticini sono un bene di prima necessità e che gli scioperi alla Granarolo non si possono fare.

Adesso il questore di Bologna, visto che le lotte sono continuate, ha dichiarato che pendono 179 denunce sui lavoratori della Granarolo e che, continuando nella loro lotta, rischiano di perdere il permesso di soggiorno.

Con la repressione vogliono fermare le lotte generate dalle contraddizioni economiche del capitalismo. Con la repressione cercano di intimorire i lavoratori della logistica, che non sono più disposti a subire passivamente e vogliono, invece, difendersi dallo sfruttamento e dalla schiavitù cui il capitalismo li riduce.

Non  passa giorno senza che nuovi settori di lavoratori si organizzino nel S.I.Cobas per rivendicare condizioni migliori di vita, dignità e salari adeguati al costo della vita.

Questa è la migliore risposta che i lavoratori possono dare alla repressione statale e padronale


LA SOLIDARIETA’ E’ UN ARMA  USIAMOLA.
TUTTI A BUSTO ARSIZIO IL  18 NOVEMBRE ’13  ORE 10,30-12,30 Via Volturno
S.I. COBAS

 ======

SOLIDARIETÀ AGLI IMPUTATI
PER LA LOTTA ALLA BENNET DI ORIGGIO

Lunedì 7 ottobre 2013 sono riprese presso il Tribunale di Busto Arsizio le udienze del processo che vede imputati 20 compagne e compagni del sindacalismo di base e del Coordinamento di sostegno, solidali con la lotta dei lavoratori delle cooperative in appalto ai magazzini Bennet di Origgio iniziata nel mese di luglio del 2008 e durata diversi mesi.

Una dura lotta autorganizzata, risultata vincente, che ha conquistato un deciso miglioramento delle condizioni salariali e normative, che ha rotto l’onnipresente condizione di sfruttamento e schiavitù presente negli appalti della logistica, che ha costretto la cooperativa datrice di lavoro a reintegrare un operaio arbitrariamente licenziato per l’adesione al sindacalismo di base e che ha visto tutti i lavoratori riappropriarsi di quanto negli anni sottratto loro in termini di diritti, salario e sicurezza.

Intendiamo denunciare l’essenza prettamente politica delle accuse contestate a un intero movimento di sostegno delle lotte dei lavoratori delle cooperative che, proprio a partire dalla lotta di Origgio del 2008, si è sviluppato e radicato nell’intero settore della logistica e della distribuzione italiano, confrontandosi con un sistema fondato su rapporti di lavoro schiavistici e di sfruttamento dove il caporalato (più o meno legale) disciplina in maniera fortemente autoritaria la manodopera impiegata.

Non è un caso che le comunicazioni di rinvio a giudizio siano arrivate dopo tre anni e mezzo dagli scioperi di Origgio, proprio mentre si stavano diffondendo le lotte dei lavoratori nel settore della logistica (Esselunga, Ortomercato Milano, il Gigante, DHL), con accuse pretestuose per intimidire i lavoratori e i solidali. A ciò si aggiunge, durante le prime udienze del processo in corso, anche la costituzione di parte civile di Bennet, dell’Italtrans e delle cooperative appaltatrici con richieste di risarcimento del mancato guadagno durante gli scioperi, come monito e deterrente ulteriore per le lotte in corso.

La logistica è divenuto un sistema sempre più centrale e strategico per l’economia italiana, nel quale l’accumulazione del profitto e la valorizzazione del capitale impiegato da committenti e appaltatori sono il risultato di ritmi di lavoro disumani, della pressoché totale assenza di sicurezza e dell’assoluta precarietà dei rapporti di lavoro.

Ma è proprio in tale contesto che i lavoratori addetti hanno costruito un percorso autorganizzato nel quale si riconoscono quali protagonisti diretti per la rivendicazione dei propri diritti, nel quale l’unità e la solidarietà tra lavoratori, seppur di diversi poli e con differenti committenti, è perseguita e praticata nel riconoscersi parte attiva di una medesima classe.

Ecco allora che le lotte degli operai della logistica, soprattutto se immigrati ricattati dalla necessità del Permesso di Soggiorno, assumono un valore strategico sia per tutti i lavoratori che per lo Stato, per i padroni, per le multinazionali che sullo sfruttamento intensivo di questa forza lavoro costruiscono le proprie strategie politiche ed economiche.

Sono questi gli strumenti che, nell’attuale momento di acuta crisi strutturale del capitalismo, rivelano in tutta la sua brutalità l’aggressione di classe portata dal padronato: peggioramento delle condizioni di lavoro, ricatti, licenziamenti politici, pestaggi della polizia, violenza da parte di capi, capetti e caporali, fogli di via, uso strumentale e complice della Commissione di Garanzia per l’arbitraria estensione degli stringenti limiti imposti dalla legge sullo sciopero nei servizi essenziali (cd. legge antisciopero) anche alle operazioni di movimentazione merci.

Come sempre, non si tratta affatto di una “tragedia inevitabile”, ma di una chiara e complessiva scelta strategica dei padroni e dello Stato per ottenere sempre più profitto e superare la crisi mantenendo intatti il loro potere e la loro ricchezza. Tutto ciò con l’esiziale connivenza dei sindacati concertativi (CGIL in testa) esemplificata, in tutta la sua dirompenza, nel recente accordo interconfederale sulla rappresentanza che regolamenterà, con una decisa stretta in senso autoritario, le procedure per la sottoscrizione dei contratti collettivi e la costituzione delle rappresentanze aziendali escludendo d alla formazione i sindacati non firmatari e le organizzazioni dissenzienti e prevedendo sanzioni per scioperi e azioni di contrasto agli accordi raggiunti.

E’ quindi evidente che questa lotta, come le numerose altre che si sono succedute in questi anni, non potevano che determinare anche la reazione violenta di un padronato colpito nel proprio comando assoluto sulla forza lavoro. Risposta che non poteva peraltro ottenere che complicità, appoggio e sostegno dalle forze di polizia contro i lavoratori e contro chi pratica in maniera militante la solidarietà di classe.

Rimaniamo convinti che, in una fase di crisi strutturale dell’economia capitalista, ogni conflitto sia da valorizzare e generalizzare per sviluppare un’alternativa reale alla società capitalista.


NO ALLE NUOVE SCHIAVITÙ
CONTRO IL RAZZISMO PADRONALE E DI STATO
CONTRO LA CRIMINALIZZAZIONE DI CHI LOTTA
CONTRO L’ATTACCO AL DIRITTO DI SCIOPERO
A SOSTEGNO DI TUTTE LE LOTTE DEI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE
LA SOLIDARIETÀ È UN’ARMA, USIAMOLA!

PRESIDIO al TRIBUNALE di BUSTO ARSIZIO
durante le udienze nei giorni:


Adesioni

Assemblea delle realtà di movimento della provincia di Varese; Coordinamento di sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative; S.I. Cobas; La Sciloria; CSA Vittoria; CUB Reggio Emilia; Sin Base Genova; Confederazione Cobas Pisa; Cobas scuola Varese; Laboratorio Iskra Napoli; Coc – Comunisti per l’organizzazione di classe; Partito Comunista dei lavoratori; Collettivo Lanterna Rossa di Genova; Clash City Worker; Cobas Scuola Milano; CSA Dordoni di Cremona; Unione Sindacale Italiana USI – AIT; Federazione Anarchica Milanese-FAI; G.C.R.Gruppo Comunista Rivoluzionario; Centro Sociale La Forgia di Crema; Laboratorio Crash di Bologna; Libreria Calusca e Archivio Primo Moroni di Milano; A.L.Cobas-Cub Varese

 ======

Sabato 23 novembre a Bologna
corteo in solidarietà con i lavoratori delle coop 
Granarolo e contro la repressione delle lotte

partecipa!!!! a breve le informazioni organizzative

 ======

Verso l’epilogo il primo processo penale
contro gli operai di Basiano

E’ passato ormai un anno e mezzo da quel 11 giugno 2012, quando la santa alleanza filo-padronale concentrava la sua mattanza sociale in un’azione politico-militare finalizzata a stroncare la resistenza di un’ottantina di operai delle cooperative Bergamasca e Alma, che cercavano di difendere  posto di lavoro e minimi salariali davanti ai cancelli del "Gigante" a Basiano, nella cintura nord-est di Milano

60 licenziamenti, 20 feriti e altrettanti arrestati fu il responso del bollettino della guerra scatenata dal fronte padronale

Si trattò indubbiamente di una sconfitta del neonato movimento dei facchini che da allora, per 17 mesi, non ha più smesso di espandersi, di proseguire sulla strada offensiva degli scioperi e dell’autorganizzazione dal basso, dimostrando a scettici e manichei che, certe sconfitte, sono fondamentali affinché il movimento operaio riesca a costruire la sua forza reale.

Lontana da ogni tipo di riflettore si è chiusa, questa mattina, la fase degli interrogatori nel processo a Mohamed Hesham (per chi avesse dimenticato, o non avesse mai saputo su S.I. Cobas Net il video trasmesso dai TG nazionali, in cui si vede chiaramente come Mohammed sia "effettivamente colpevole" di aver danneggiato a testate una proprietà pubblica come sono i manganelli dei carabinieri)

Poco ci interessa adesso ripercorrere le tappe sindacali (forzatissime) che produssero i tentativi di resistenza di Basiano

Molto di più invece ci pare opportuno, attrezzarci per trasformare, anche le aule della giustizia borghese, in terreni di battaglia politica contro un sitema intero di sfruttamento che, giunto forse ad uno dei suoi apici storici di crisi economica, pare incapace di trovare risposte politiche adeguate e che, anche nel ricorso alla repressione, non sembra mostrare quella decisione e capacità di intervento che appartiene al suo passato più o meno recente

E così, come è stato per le lotte contro i CIE, come avvenuto nelle ultime udienze del processo Origgio, e come si è ripetuto stamattina a Milano, le istanze delle lotte cominciano a entrare nelle aule del tribunale e, in qualche modo, mettere in discussione il tecnicismo burocratico statale che finisce (praticamernte sempre) per dare ragione all’operato delle forze dell’ordine e degli apparati repressivi, ligi difensori d ell’ordine costituto, garanti armati della sicurezza e dell’ordine così voluto dai padroni e da tutti i loro accoliti piccolo-borghesi (che purtroppo permeano ancora anche le fila operaie e proletarie)

Si arriverà così, il 6 dicembre, alle 13,00 alla discussione finale (le arringhe del PM e degli avvocati del SI.Cobas) da cui prenderà poi corpo la sentenza finale.

Coscienti che senza memoria non c’è futuro e che, come già in altre occasioni, l’arma della solidarietà ha potuto svolgere i l suo ruolo attivo, si ritiene più che opportuna una presenza "di massa" a cercare di segnare il necessario "isolamento" del fronte padronale di fronte alle lotte proletarie che si sviluppano 

A differenza di altre volte le premesse, anche giuridiche, sembrano buone. 

Il video della mattanza ha evidentemente inciso, così come le nefandezze che portarono al licenziamento di massa del giugno 2012. Con un pizzico di enfasi ci permettiamo di dire: cerchiamo di dare una spallata vincente e di portare a casa un’assoluzione piena nel primo dei 19 processi che si dovranno affrontare sulla vicenda Basiano


Appuntamento all’aula 11 del tribunale di Milano

S.I. Cobas

 ======

Immigrati: 
bravi e buoni finché sono in fondo al mare o quando restano muti a subire sfruttamento e negazione di diritti. 
Pericolosi sovversivi quando lottano contro sfruttamento
e negazione dei diritti.


Questa è la sintesi del pensiero che sottende le azioni delle istituzioni del democratico stato italiano quando in gioco vi sono i proletari immigrati.

 Piangono calde (finte) lacrime per le centinaia di morti nella fuga disperata da paesi devastati  – con condizioni di vita disumane, frutto in un modo o nell’altro degli effetti del dominio imperialista internazionale –, ma sono lacrime di coccodrillo, buone per l’attimo televisivo, perché subito si torna alla vita reale, per cui non se ne parla di modificare le norme per l’immigrazione e l’asilo, né naturalmente quelle della gestione dei permessi di soggiorno in relazione alla possibilità di dimostrare di possedere un lavoro “regolare” (le istituzioni Immigrati, anche quelle di Bologna, fanno passare mesi per il rinnovo del permesso di soggiorno e rilasciano il certificato di cittadinanza in tempi lunghi oltre i tempi previsti).

 Servono, gli immigrati – eccome, se servono – per tenere in piedi il sistema di produzione capitalista internazionale/italiano; ma servono solo se mantengono determinate caratteristiche: devono essere ricattabili; devono essere espellibili in qualsiasi momento a discrezione di qualche autorità; devono essere disponibili a sopportare qualsiasi condizione di lavoro (dai campi di pomodori, ai ricchi magazzini della logistica e della grande distribuzione); devono essere invisibili sul piano sindacale e politico; devono stare in silenzio quando i padroni non li pagano come il CCNL impone (ciò che è avvenuto con le cooperative che agivano all’interno della Granarolo in barba alla legge 142 che regola i rapporti delle cooperative con i committenti), quando gli impongono orari di lavoro illegali, e quando li minacciano.

Invariate le norme sul permesso di soggiorno, spada di Damocle sulla loro testa, il rischio oggettivo di incappare sugli effetti di queste norme razziste sono evidenti come non mai nel caso in cui a questi lavoratori passi per la testa di dire basta a sfruttamento, soprusi, violazione di diritti, negazione della loro dignità. Se si lotta per affermare i diritti ed un accordo sottoscritto in Prefettura,  ecco il Questore di Bologna annunciare in modo ricattatorio (al posto di darsi da fare per accorciare i tempi per i rilasci dei permessi di soggiorno) che ci sono 179 denunce che gravano sulla testa dei lavoratori e che questi rischiano di essere espulsi.

Di questa “fantascientifica” ipotesi stanno parlando i rappresentanti degli organi istituzionali quando annunciano a i media l’emissione di 179 denunce a carico di lavoratori immigrati per gli scioperi sul territorio bolognese degli ultimi mesi.

Denunce che si aggiungono alle cariche immotivate, ai processi, alle sanzioni amministrative, ad altre decine di denunce, in vari altri territori, là dove si sono avute le stesse lotte, per gli stessi motivi, con protagonisti sempre i proletari immigrati.

E’ la manifestazione di forza di questo stato, duro e implacabile con i deboli, ma comprensivo, quando non complice, con i forti di varia fatta.

Niente di nuovo per quanto ci riguarda, noi non crediamo alla imparzialità di questo Stato, né alla sua terzietà rispetto ai diversi interessi di classe in gioco.

Non ci aspettiamo altro che quanto sta effettivamente accadendo, qui a Bologna come in tutti gli altri territori.

Non possiamo però consentire a nessuno di fare affermazioni false e denigratorie nei confronti  della nostra organizzazione e dei solidali con le lotte di questi lavoratori.

Il nostro impegno a fianco di questi proletari ha ragioni che vengono da lontano, che vanno ben oltre la contingenza odierna, e trovano nell’internazionalismo militante la sua ragione d’essere.

Non esistono, per quanto ci riguarda, differenze tra i proletari di qualsiasi paese, siano essi immigrati o autoctoni e lotteremo perché le stessi leggi dello stato li considerino in tale maniera. La loro condizione di classe è la nostra e ci accomuna nello stesso destino.

Chi siano i nemici veri, i falsi solidali, i cattivi consiglieri è chiaro a tutti, ai lavoratori immigrati in primo luogo.

Dimostrino, organi istituzionali, Prefetto, Questore, che abbiamo torto, che il sistema di cui sono rappresentanti funziona, non esclude, non sfrutta, non discrimina, non è razzista, diano ai lavoratori immigrati quanto è in loro diritto, impongano l’applicazione di quanto è stato concordato nelle loro stanze, tutelino e rispettino i loro diritti.

Non basterebbero queste elementari azioni a farci cambiare idea, ci vorrebbe ben altro, ma almeno potrebbero salvare la faccia.

Da parte nostra noi continueremo a sostenere i lavoratori nella loro sacrosanta lotta; la repressione non potrà impedirlo fino al riconoscimento delle loro/nostre ragioni.

 

Milano 04-11-2013                                     IL COORDINATORE NAZIONALE S.I.Cobas

                                                                                      Aldo Milani

 ======

Nuovo intervento repressivo contro le lotte della logistica:
arresti domiciliari per Vincenzo!

Come da tempo sosteniamo, è dal primo sciopero ad Origgio (VA), che gli apparati repressivi dello Stato sono davanti ai cancelli dei magazzini della logistica a tutelare gli interessi delle aziende ed a reprimere gli scioperanti quando questi osano mettere in discussione la condizione lavorativa, la mancata applicazione dei contratti, le buste paga false, il sistema ricattatorio e violento con il quale le cooperative "rosse", "bianche", e "gialle", sfruttano i lavoratori, che nella stragrande maggioranza sono immigrati.

Per i fatti di Origgio è stato aperto, quattro anni dopo, un processo farsa dove poliziotti e Digos, i primi testi sentiti, non si ricordano altro che di aver redatto i verbali dai loro uffici della caserma.

Per l’Ikea di Piacenza (dove dopo tre mesi di lotta i lavoratori hanno fatto rientrare i compagni licenziati), il Prefetto ha emanato un foglio di via per il coordinatore nazionale del S.I.Cobas e per due giovani militanti che avevano sostenuto il picchetto davanti all’azienda.

Decine di denunce hanno anche colpito sindacalisti, operai e solidali, per gli scioperi che si sono propagati a macchia d’olio in tutto il paese.

In questi giorni 179 denunce sono state emesse e rese note a carico degli scioperanti e solidali per la lotta della Granarolo di Bologna.

Oggi, la condanna agli arresti domiciliari del giovane compagno del laboratorio Crash di Bologna accusato di aver sostenuto un presidio davanti ad un negozio Ikea di Bologna durante la campagna di boicottaggio di quell’azienda organizzata in solidarietà alla lotta in corso a Piacenza.

Un’enorme sfilza di atti repressivi che non fermeranno la lotta dei facchini, in particolar modo alla Granarolo di Bologna (gestita dal presidente della Lega Coop) che ha visto in prima fila il nostro sindacato, i lavoratori da noi organizzati, i compagni del Crash, con tanti altri militanti e solidali.

I domiciliari, come ogni altro intervento repressivo, non fermeranno le lotte; altri prenderanno il posto del compagno arrestato, per continuare la battaglia contro lo sfruttamento nei magazzini della logistica e per allargare il fronte delle lotte che si sta sviluppando nel paese.

Altri compagni, porteranno avanti la bandiera della lotta degli oppressi e lo faranno grazie anche alla determinazione ed il sacrificio mostrato da Vincenzo.

Il potere non potrà fermare l’anelito di libertà che ha spinto nella lotta centinaia di giovani immigrati che lavorano nei magazzini della logistica, i giovani precari, gli studenti, i militanti politici accorsi a sostenerli.

Un caloroso saluto ed un ringraziamento a Vincenzo, a nome di tutti i compagni del Sindacato Intercategoriale Cobas. Avanti sempre fino alla vittoria.


5 novembre 2013

 ======

Menzogne Cgil contro le lotte dei lavoratori della logistica 

Su "Il  Corriere dei Trasporti" ( http://edicolacdt.editorialetrasporti.it ) nr. 41 del 4/11/2013 alle pag. 17-19 c’è una intervista a Giulia Guida, Segretario nazionale Filt-Cgil, che tra le altre cose afferma:

".. sempre in riferimento al mondo delle cooperative, in molti territori i Cobas hanno bloccato il lavoro anche in maniera violenta, minacciando di non far proseguire il contratto di appalto. Alcuni nostri delegati, durante la trattativa per il contratto con Dhl a Milano, sono stati picchiati e sono state alzate le mani persino su delle nostre iscritte che tentavano di entrare al lavoro ...." (p. 18)


Tutti i lavoratori e le lavoratrici alla DHL di Milano sanno bene che si tratta di una menzogna per criminalizzare le lotte e aiutare la repressione padronale.

 ======

Sostieni i licenziati politici! Resistere al padrone costa! 
I licenziati politici costretti ad abbandonate la lotta
perché privi di un salario, sono un punto
a favore del padrone e dello sfruttamento, non permetterlo.
SOTTOSCRIVI ALLA CASSA DI RESISTENZA

I versamenti possono essere effettuati, indicando la causale: 
“cassa di resistenza”:
– con bollettini postali sul ccp nr. 3046206 
– con bonifici sul c/c IBAN IT13N0760101600000003046206 
– con vaglia postale 
tutti intestati a: Sindacato Intercategoriale Cobas, Via Marco Aurelio 31, 20127 Milano