nucleo comunista internazionalista
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Degrado sociale ed umano, “white trash”, Bibbiano e citofoni…

D’ACCORDO
CON VIOLA CAROFALO,
MA: QUALI
I NOSTRI VALORI
DA OPPORRE AI LORO
PER CAMBIARE L’ATTUALE ANDAZZO DELLE COSE?




La denuncia espressa da Viola Carofalo che ha preso spunto dal provocatorio episodio della citofonata salviniana volto a ribadire fra la gente la ricetta di “ordine e polizia” (oltreché al fine contingente e miserabile di ogni politicante borghese cioè il raccatto di consenso elettorale) solleva la questione della necessaria reazione alla condizione di generale degrado sociale ed umano di cui è vittima un consistente settore della “nostra gente”, della nostra classe. Accogliamo in pieno la sollecitazione di Viola e intanto la pubblichiamo e la segnaliamo all’attenzione di tutti i compagni, qualora fosse sfuggita. Dicendo un paio di cose nostre sulla “tematica” e soprattutto tirando fuori dallo scaffale cose dell’altro ieri, a nostro avviso utili per chiarire quale sia “la loro morale e la nostra”. Cosa che a noi pare indispensabile se per davvero si vuole invertire e farla finita con l’attuale andazzo cioè il girarsi dall’altra parte e il far finta di non vedere le patologie che affliggono la condizione proletaria, posto che esso attuale andazzo non ci stia effettivamente per niente bene.

Viola col suo breve scritto, pone a tutti noi l’urgenza di un problema, anzi più di uno e di non semplice e immediata soluzione ma che tuttavia dobbiamo prendere, una buona volta, di petto: come impedire che forze come quella leghista salviniana ed altre, se possibile peggiori, si impossessino al loro sporco fine di conservazione borghese e di contro-rivoluzione della reale sofferenza sociale e si propongano addirittura come “voce dei senza voce” per usare le parole di Viola?

Occorre “fatalmente” (una “fatalità” che dipende da noi tutti!) mettere in conto un tale micidiale esito se un movimento di classe non sia in grado di por fine, e alla svelta anche, all’attuale andazzo e, a nostro modo di vedere, sia in grado di imporre il suo ordine, la sua disciplina, la sua pulizia (U e non O) contro le pretese soluzioni d’ordine domandate e demandate allo Stato borghese e alle sue istituzioni.

Siamo tutti, chi più chi meno, intossicati nella mente e nel corpo dalle sostanze (ideologiche e materiali) che questo mondo capitalistico in disfacimento secerne. Un mondo che dobbiamo e vogliamo combattere e distruggere in quanto particelle di un movimento internazionale di autentica liberazione di classe ed umana. Abbiamo perciò assoluto bisogno di disintossicarci, nella mente e nel corpo, ed anche a cominciare da questo livello respingere l’attacco del nemico di classe inteso a debilitarci e fiaccarci.

Prendiamo il flagello del consumo (e del bisogno indotto) di droghe che ha portato all’esasperazione quella donna e madre proletaria da cui l’episodio del citofono. Tale flagello, tale patologia sociale per noi è un aspetto della vera e propria operazione di guerra di classe, occulta e “di bassa intensità”, portata contro le masse dal bestiale nemico. (E’ passato solo un mesetto da quando un, altro ennesimo, giovane delle nostre parti – ennesima vittima di una autentica strage che il sistema dei media ufficiali occulta o tiene confinata nelle pagine di “cronaca locale” – è stramazzato morto alla stazione di Mestre ove si era recato per il rifornimento di eroina).

La recrudescenza e dilagare del fenomeno che constatiamo deve a nostro giudizio essere considerata nel quadro complessivo delle strategie di controllo sociale e di contro-rivoluzione preventiva elaborate e messe in atto su vasta scala dalle massime centrali dei poteri borghesi. Così come operazione di guerra di classe contro-rivoluzionaria furono i fiumi di eroina fatti dilagare nei ghetti neri statunitensi per intaccare le menti e i corpi del potenziale ribelle e per sconfiggere il Black Panther. Così come altrettanto fu attuato in Italia alla fine degli anni ’70 (“operazione Blue Moon”, descritta in deposizioni fatte davanti alle Corti d’Assise con le seguenti parole: “Con l’Operazione Blue Moon si voleva promuovere la diffusione della droga per limitare la ribellione dei giovani”. Cfr. l’ex magistrato Vincenzo Macrì: “Droga di Stato” www.wsimag.com/it) per debellare il “morbo sovversivo” attecchito allora in una parte di massa della gioventù.

Questa patologia sociale, più micidiale ancora dell’alcolismo antico flagello di massa del proletariato per combattere il quale il primo movimento socialista si impegnò sistematicamente, offre il fianco alla più sporca speculazione delle diverse forze al servizio della borghesia. Pensiamo solo, a parte “la bravata” salviniana del citofono, a fatti tragici quali la morte della povera Desirè nel quartiere San Lorenzo di Roma oppure alla orribile e tragica storia che ha dato pretesto e innesco al criminale raid razzista di Macerata.

E allora venendo al dunque e raccogliendo la sollecitazione di Viola Carofalo, che fare?

C’è innanzitutto per i militanti di classe da mettersi d’accordo ed ordinarsi attorno ad un punto di principio generale. Che è il seguente: non ci sta per niente bene che uno (e a maggior ragione un compagno) “sia libero” di fare ciò che crede del suo corpo e della sua vita sin tanto che il suo “libero comportamento” non disturbi o danneggi il prossimo. Se si crede invece che ognuno possa e abbia il diritto di “essere libero di fare ciò che gli pare e piace”, allora a nostro modo di vedere non si va da nessuna parte. Allora si rimane nella situazione in cui esattamente siamo, e non per caso, impantanati. Si rimane adagiati e ci si piega all’imposizione del nemico di classe la quale è riflessa e condensata sul piano “dei valori” (e relativa pratica concreta o non pratica cioè il far finta di non vedere), nella maniera più chiara ed esplicita dal pensiero e dall’ideologia “liberal-libertaria”, ad esempio quella di un Partito Radicale, o dall’ideologia che sta alla base della “Open Society”.

Queste imposture “liberal-libertarie” pretendono di caricare sulla groppa dell’individuo-somaro o sardina di questa società ogni sorta di “diritti”, tale da farne un “libero”-schiavo di fronte al potere inviolato e inviolabile di Sua Maestà Il Capitale. Un libero cittadino schiavo salariato e titolare di tutti i “diritti” di questo mondo. Perfettamente “libero” di fare, appunto, ciò che gli pare e piace in quanto individuo-sardina. “Libero”, se vuole, di drogarsi oppure di mettere in vendita sul mercato il davanti e il didietro e quant’altro (ultimissima novità del libero mercato: qui vicino, a due passi dal confine sloveno, è stato appena aperto un bordello di tipo nuovo. Il “libero” fruitore infatti potrà godere dei servizi forniti solo da una serie di bambole gonfiabili! Evviva la “libertà” di mercato! capace di soddisfare a pagamento tutti i bisogni, vecchi e nuovissimi, salvo quelli umani che sono comunisti cioè non si appagano contro Denaro o Merce).

L’ideologia “liberal-libertaria”, i cui palesi e conclamati alfieri sono borghesi alla Emma Bonino ed altri della ben remunerata galassia “Open Society”, rappresenta sul piano “dei valori” il rivestimento dei crudi interessi materiali del campo imperialista democratico (epicentro l’asse anglo-americano). Ad essa si contrappone il preteso scudo “dei valori tradizionali” (la catena Dio-Patria-Famiglia) “proposto”, da forze di un opposto campo borghese e imperialista, ad un proletariato che è effettivamente intaccato dallo sfacelo materiale e morale della presente società.

Queste due “catene di valori” che “si offrono” al proletariato (e si rifletta sull’insidiosa trappola “interessi di sinistra-valori di destra” proposta dai “patrioti rosso-bruniche ancor di più ci obbliga a definire quali siano i nostri di valori, comunisti di classe e rivoluzionari) sono entrambe da spezzare e battere tanto sul piano dei principi che su quello pratico e concreto.

Vi sono compiti concretissimi che un movimento di classe deve (dovrebbe) svolgere prendendo davvero di petto la questione. La mobilitazione popolare che si è data nel quartiere Centocelle di Roma per “riprendersi gli spazi sociali” ricreando il senso fisico di comunità sociale e di lotta (la quale comunità sociale e di lotta è la vera medicina per coloro che sono vittime del flagello droga e di altri flagelli) è un esempio concreto da generalizzare. Altri compiti urgenti e concreti sono (sarebbero) ad esempio il cominciare ad impostare un lavoro organizzato di contro-informazione che si prefigga di svelare la catena degli interessi attorno al traffico delle droghe, risalendo sino alle sue centrali (sul modello che riuscì a “svelare” alle masse la strage di stato del 12 dicembre 1969). Vicende clamorose lasciate cadere fra il disinteresse generale nel silenzio di tomba (tipo quella, clamorosa, che ha coinvolto il generale dei ROS Giampaolo Ganzer) dovrebbero essere invece portate alla pubblica attenzione e trattate sistematicamente da parte del movimento di classe fra la massa del proletariato.

Pensiamo sia cosa utile per definire esattamente i nostri valori di rivoluzionari comunisti opposti a quelli della contro-rivoluzione (tanto “liberal-libertaria” che “conservatrice-tradizionalista”), la nostra morale opposta a quella del nemico di classe riproporre ai compagni militanti di classe gli strumenti per il corretto e non facile orientamento. Dentro la cassetta n. 5 de “La nostra memoria” che sta qui sotto, trovate alcuni di questi strumenti utili.

30 gennaio 2020


"White trash", Bibbiano e citofoni.
Chi è, oggi, la voce dei senza voce?

di Viola Carofalo*


In foto la Matiz della donna di Bologna che avrebbe indicato a Salvini il citofono degli "spacciatori": una macchina che non si produce più dal 2010, oggi, usata, potete comprarla a meno di 1000 euro.

La mamma che dal palco racconta dei figli portati via dai servizi sociali perché troppo povera. Un capo di partito che si scusa per aver organizzato un'iniziativa in un giorno infrasettimanale: "lo so che domani dovete andare a lavorare".

Questo non è semplicemente materiale da meme. I citofoni, Bibbbbiano, i crocifissi, "io sono Giorgia". Questa roba fa ridere, ma è anche seria, serissima. E non (solo) perché Salvini guadagna consensi, perché l'autoritarismo avanza, ma perché oggi le destre sono capaci a tutti gli effetti di autorappresentarsi come la voce dei senza voce. Mentre le sardine di Santori raccontano di un mondo smart in cui il lavoro precario è "libertà di cambiare" e l'emigrazione "possibilità di migliorare e fare esperienze", chi oggi ha venti, venticinque, trent'anni fa i conti con l'ansia, gli psicofarmaci, l'incertezza per il futuro e la difficoltà di arrivare a fine mese. Mentre il PD spiega quanto è bello svendere (per renderla efficiente, of course) la sanità pubblica ai privati e smantellare lo stato sociale, c'è una donna ormai anziana il cui figlio è morto forse nella maniera più terribile, di overdose, che gira per i porticati bolognesi con una pistola in tasca e che non trova altra risposta al suo dolore che rompere il cazzo agli stranieri, forse gli unici che le sembrano più disgraziati e senza speranza di lei. In America quei bianchi mica tanto colti e mica tanto ricchi li chiamano "white trash", immondizia bianca. Li racconta Caldweel nel suo bellissimo "La via del tabacco": sempre pronti a scannarsi l'un l'altro, che mandano in malora ogni cosa che toccano, che prendono a calci in culo ogni nero che gli passa davanti solo per sfogare un po' di aggressività e perché il poveraccio non può reagire, pena il linciaggio. Erano gli anni della Grande Depressione, di una crisi economica feroce. Oggi in Italia questi "poveri bianchi" arrabbiati, stanchi e spaventati, hanno trovato in Salvini il loro portavoce. Resteranno fottuti – forse lo sanno pure – ma almeno si sentono protetti dall'uomo forte che restituisce loro un po' di dignità, che li fa ri-comparire nel discorso pubblico e li fa sfogare, che parla di loro, si veste come loro, ha la panza e si abboffa alle sagre come piace fare a tutti noi. Questa guerra tra poveri viene strumentalizzata, cavalcata e fomentata dalle destre. Viene semplicemente ignorata – a volte pure sfottuta;– dalle sinistre. Per entrambi questa gente è spazzatura. E noi? A noi non resta che, con pazienza, ricominciare a parlare, a stare e lottare fianco a fianco a chi si è sentito sopraffatto e abbandonato. Anche alla signora di Bologna? Sì, anche a lei. *da Facebook