nucleo comunista internazionalista
note





IL SANGUE DEI PROLETARI.
LE TRAPPOLE
DELLA BORGHESIA
PER STERILIZZARE
LA LOTTA DI CLASSE.


Adil Belakdim, coordinatore del Si Cobas di Novara è stato ucciso ieri venerdì 18 giugno, travolto da un camion che ha tentato di forzare il picchetto dei lavoratori in sciopero alla Lidl di Biandrate. Il tragico evento è avvenuto al culmine di una lunga serie di attacchi (dall’operazione poliziesca del 10 marzo di Piacenza, all’aggressione squadrista dell’11 giugno di Tavazzano per dire solo di alcuni episodi recenti) contro la lotta dei lavoratori della logistica e il sindacato di classe che principalmente li organizza, letteralmente perseguitato per il semplice fatto di svolgere con coerenza il suo compito di organizzazione sindacale, cioè di mettere in campo una reale lotta di classe contro lo schiacciamento del lavoro salariato esercitato dalla forza del capitale. “Semplice” per modo di dire come attesta il sangue proletario versato, per ultimo ai cancelli della Lidl.

Il fatto che immediatamente ci balza agli occhi e che deve fare drizzare le antenne è la registrazione dell’attitudine politica mostrata dallo Stato democratico in questa circostanza in cui esso, attraverso persino i suoi vertici istituzionali, cerca e si sforza di blandire i lavoratori e le ragioni della loro lotta. Cerca e si sforza – in quanto organismo a guardia dell’interesse borghese “sociale” e collettivo – di non presentarsi pregiudizialmente ostile ai lavoratori, bensì “aperto” alle loro “legittime” istanze: il robot antropomorfo attuale guida del governo di Unione Sacra si è detto “rattristato” della tragedia di Novara e su di essa ha detto “è necessario sia fatta subito luce”; il ministro del Lavoro, signor Andrea Orlando, ha parlato di “escalation intollerabile di episodi di conflittualità sociale che richiedono risposte urgenti” esprimendo la “vicinanza” del governo alla famiglia di Adil.

Quando mai i vertici delle Istituzioni dello Stato democratico hanno manifestato una tale premurosa (e assai preoccupante) attenzione per la condizione dei lavoratori della logistica, riempiti in dieci e passa anni di lotte ininterrotte, loro e la loro organizzazione sindacale di classe, di bastonate e di persecuzioni di ogni genere? Che cosa significa questa premurosa attenzione espressa da parte dello Stato democratico, ovvia attenzione per smussare gli spigoli del conflitto sociale a parte?

A nostro giudizio significa che il potere borghese attraverso tutte le sue articolazioni istituzionali si predispone ad usare la sua capacità ed intelligenza politica al fine di contenere e sterilizzare il virus della lotta di classe da parte proletaria, in vista del periodo potenzialmente esplosivo in cui ci inoltriamo. Razioni di carote e vasellina distribuite con una mano. Bastone saldamente impugnato dall’altra. E a proposito di bastone impugnato c’è da considerare che le forze armate e di sicurezza dello Stato borghese hanno avuto, in questo anno e mezzo di “emergenza sanitaria”, uno straordinario campo di esercitazione.

Ma noi pensiamo che la manovra di contenimento e sterilizzazione del virus sopraddetto non passi tanto attraverso un attacco frontale e diretto contro il movimento di classe attualmente in campo, quanto piuttosto attraverso un uso mirato e selettivo della repressione aperta. Passi piuttosto e soprattutto attraverso il tentativo di adescare il movimento di classe o una sua parte attorno ad una politica di “coinvolgimento democratico”, una proposta politica di “equilibrata gestione della crisi e dell’emergenza sociale” a cui certamente non verranno fatte mancare le risorse in solido per dare sostanza concreta al piano di sterilizzazione e contenimento.

Che il sacrificio dei proletari, ultimo estremo quello di Adil, non sia utilizzato per rianimare una presunta alternativa “veramente progressista e democratica” al presente stato capitalistico delle cose, da ribaltare e distruggere. Per costruire l’alternativa rivoluzionaria di potere proletario attorno a cui raccogliere l’enorme sofferenza sociale che ribolle in una società sotto controllo apparentemente inattaccabile di un governo di Unione Sacra, viscido e strafottente al punto di versare lacrime di coccodrillo sui proletari uccisi nel corso della lotta di classe. Più esattamente: della guerra di classe che è in corso anche se le masse non ne hanno coscienza e noi stessi in realtà stentiamo assai a comprenderlo.

19 giugno 2021


Qui di seguito pubblichiamo la presa di posizione della Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria che illustra e inquadra i passaggi recenti della lotta di classe nella logistica culminati nei tragici fatti di venerdì 18 giugno.

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Assassinato il coordinatore SI Cobas di Novara, Adil Belakdim, mentre era al picchetto dello sciopero – un crimine collettivo dei padroni e del governo Draghi 

Adil Belakdim

Stamattina, durante lo sciopero alla Lidl di Biandrate, un camionista ha forzato il picchetto dei lavoratori in sciopero, travolgendo e schiacciando sotto le ruote del camion Adil Belakdim, il coordinatore SI Cobas di Novara.

Criminale è stato il comportamento del camionista, come lo fu quello del camionista che travolse anni fa a Piacenza, in circostanze del tutto simili, Abd Elsalam Ahmed Eldanf, un lavoratore dell’Usb.

Sarebbe troppo facile, però, attribuire ad un singolo la colpa di questo assassinio.

L’uccisione di Adil Belakdim è un crimine collettivo che chiama in causa direttamente il padronato della logistica, con FedEx in testa, il padronato intero, il governo Draghi.

Il padronato della logistica perché, con FedEx alla sua testa nel ruolo che fu della Fiat/FCA di Marchionne, appare intenzionato a sferrare un attacco frontale a quel proletariato immigrato della logistica che in un ciclo di lotte durato un decennio, di cui il SI Cobas è stato protagonista di prima fila, ha saputo infliggere colpi importanti (benché non definitivi) al sistema mafioso degli appalti e dei sub-appalti, conquistando livelli di salario, orari, libertà di organizzazione sui posti di lavoro a lungo negata, rispetto della propria dignità – un sistema mafioso, che è l’arma attraverso cui le imprese multinazionali super-sfruttano il lavoro operaio (non solo della logistica, pensiamo a Fincantieri, primatista mondiale nell’uso dei sub-appalti), imponendo livelli di precarietà, di intensità del lavoro, di orari, talmente devastanti che nell’arco di 10-15 anni logorano e spezzano i muscoli e i corpi di tanti lavoratori, per paghe che sono state spesso, fino a ieri, al di sotto dei livelli di sussistenza.

Questo padronato, con la statunitense FedEx in testa, che è all’opera da tempo per costruire e mettere in azione contro gli scioperi operai le proprie squadracce private, ha le mani sporche di sangue.

Ma non si tratta solo del padronato della logistica.

Dietro la crescente aggressività padronale che ha generato questo delitto, c’è il padronato tutto, con la Confindustria di Bonomi alla testa, che, fiutando la possibilità di una “ripresa”, cioè di una ripresa dell’accumulazione di profitti, non intende sopportare alcun ostacolo sulla propria strada. Ha fretta, una maledetta fretta, e spinge con furia bestiale sul pedale dell’accelerazione dei camion, delle linee di montaggio, dei computer, di ogni sorta di operazione nella produzione e nella circolazione delle merci. Il profitto, lo scopo unico per cui vivono i padroni di ogni tacca e i manager di ogni colore di pelle, è fatto di attimi di tempo rubati alla classe lavoratrice, e ogni singolo attimo è prezioso per questa classe di vampiri assetati dell’energia vitale dei proletari e delle proletarie.

Perché è stata stritolata a Prato da un orditoio Luana D’Orazio? Ora è ufficiale: i padroni della fabbrica avevano manomesso il quadro elettrico e la parte meccanica del macchinario perché andasse più veloce, gli importava zero che alla pericolosissima macchina ci fosse un’apprendista, e ci potesse lasciare, insieme con la giovinezza dei 22 anni, i suoi sogni. La sola ed unica cosa che contava, per loro, era la massima velocità della macchina perché quella era la misura della velocità di produzione dei profitti. E in questo, come nel resto, per esempio nella violazione delle regole più elementari in materia di apprendistato, erano, sono una perfetta incarnazione della classe del capitale – che è assolutamente indifferente alla “sfortunata casualità” di produrre ogni anno, nel mondo, 2 milioni di morti per “incidenti” sul lavoro e malattie professionali – a cui aggiungere l’assassinio di centinaia di attivisti sindacali.

Chiamare in causa solo il padronato, però, è troppo poco, incredibilmente poco.

Perché a proteggere e legittimare questo clima di brutale sfruttamento del lavoro e di aggressione violenta alle lotte, alle avanguardie di lotta, e Adil era esattamente questo – una vera avanguardia di lotta, è stato in questi mesi il governo Draghi, il governo dei peggiori arnesi anti-operai in circolazione. Sono mesi che polizia e carabinieri martellano contro i picchetti del SI Cobas. Sono mesi che questori, magistrati, giornalistucoli velinari, sotto la accorta regia del governo, ricorrono ad ogni mezzo, anzitutto la violenza fisica e la disinformazione tra loro combinate, per cercare di stroncare la lotta dei facchini FedEx licenziati di Piacenza. Con questo comportamento, l’esecutivo incita il padronato a fare direttamente, in proprio, la sua parte, come ben hanno compreso l’amerikana FedEx, gli italianissimi Zampieri e Fincantieri (è di pochi giorni fa ad Ancona il ferimento di un giovane operaio bengalese ad opera di un caposquadra perché aveva sbagliato un’operazione e andava “troppo lento”), i padroni cinesi di Texprint, e quant’altri. E quando dici governo, dici: stato, perché l’esecutivo è la principale istituzione operativa dello stato. Quello stato che per la grandissima parte dei lavoratori, e una bella quota di compagni, resta tuttora un ente al di sopra delle parti, o almeno un’entità meno capitalistica dei capitalisti.

Ovviamente, questa non è una tendenza solo italiana – il seguito di crisi sempre più profonde conosciute nell’ultimo ventennio dal capitalismo globale dà un carattere globale sia all’intensificazione dello sfruttamento del lavoro, sia all’intensificazione dei processi autoritari, e alla costruzione dello “stato di eccezione” che assomiglia sempre più – come si vede giorno dopo giorno, nella pandemia e fuori dalla pandemia – ad uno stato di polizia.

Se non reagiremo a questa tendenza con il massimo di energia, di concentrazione delle forze, di spirito e di organizzazione classista, da ora in poi sarà non solo con le abituali manovre di divisione e diversione, ma anche con le mazze di ferro, i bastoni, i colpi di mattone in testa, i lacrimogeni, gli arresti, i fogli di via e gli omicidi che l’asse padronato/governo si muoverà per arrestare l’inevitabile risveglio di classe. Dobbiamo fare tutto il possibile per bloccare sul nascere questo corso, e comunque attrezzarci a combatterlo con le adeguate forme di autodifesa operaia perché non si tratta certo di un fenomeno passeggero.

La tragica fine del nostro compagno Adil dà un significato ed una forza particolari allo sciopero di oggi, per la prima volta (da tempo) uno sciopero che coinvolge la quasi totalità del sindacalismo “di base”. Dà un significato ed una forza particolare alla manifestazione di domani a Roma, indetta contro i licenziamenti, contro la repressione, contro il governo Draghi. Dà un segno di ulteriore urgenza alla preparazione di un grande sciopero generale che segni l’inizio di una riscossa proletaria ben al di là della sola logistica.

I proletari immigrati della logistica hanno dato, in un intero decennio di battaglie talvolta memorabili, un esempio di combattività e di fierezza di classe, che è tempo venga raccolto dalla parte più viva e cosciente del proletariato autoctono. In queste ore è un buon segno che da più parti, nel sindacalismo di base, si parli di dare a questa escalation padronale-statale “una risposta di lotta generale determinata e unitaria”. Un altro buon segno è che qualcosa si stia muovendo anche all’interno della Cgil; che i compagni dell’opposizione in Cgil dell’Elettrolux di Susegana abbiano immediatamente indetto uno sciopero in solidarietà con i lavoratori della logistica in lotta, e in lutto per la morte di Adil. Ma non possiamo accontentarci di questi primi segni – dobbiamo puntare alla massa dei proletari e delle proletarie, sindacalizzati e non sindacalizzati, sicuri che il loro attuale silenzio contiene contraddittoriamente, insieme con la paura, la sfiducia, e perfino la rassegnazione, una rabbia, una voglia soffocata di reazione, che può diventare, all’improvviso, incontenibile per la quantità e brutalità di umiliazioni e vessazioni subite.

Noi compagni e compagne della Tendenza internazionalista rivoluzionaria che da anni insistiamo sulla necessità di lavorare alla costituzione di un fronte di lotta anti-capitalista capace di parlare all’insieme del proletariato, fiduciosi che la stasi delle lotte non è per sempre, non possiamo che salutare positivamente la dinamica che ha portato a questa giornata di sciopero e alla manifestazione di domani a Roma. Ma questa dinamica dovrà prendere ulteriore impeto, e travolgere i particolarismi, gli opportunismi, gli ammiccamenti o le compromissioni con forze istituzionali borghesi, le attitudini minoritarie, sedimentati da anni di rinculo delle lotte e di sfiducia crescente (e teorizzata) nella classe, per riconquistare una visione dello scontro di classe, una prospettiva rivoluzionaria integrale che sia davvero all’altezza dell’attacco che ci viene portato, qui e alla scala internazionale.

18 giugno 2021

Tendenza internazionalista rivoluzionaria