nucleo comunista internazionalista
note



APPENDICE TRIDENT

In appendice al nostro articolo “NO TRIDENT JUNCTURE 2015”, pubblichiamo due documenti (apparsi su alcuni siti internet) riguardanti la manifestazione di Napoli.


Il primo è una scheda informativa molto documentata sull’esercitazione militare. Soprattutto interessante è una nota (la n. 11) sul crescente coinvolgimento delle istituzioni civili specificatamente delle ONG (alcune in forma anonima) nella strategia militare della NATO (il che dimostra come la macchina della guerra imperialista non si avvalga solo delle più sofisticate tecnologie offensive tipo droni armati e quant’altro, ma di ogni mezzo e/o attore idonei a funzionalizzarsi ai propri obiettivi di dominio).


Il secondo è una sintesi degli interventi svolti durante l’assemblea del 25 ottobre a Napoli. Ne sottolineiamo alcuni punti, per noi di particolare rilievo ma non sempre scontati nell’ambito della “sinistra”:

– Necessità del superamento delle posizioni ambigue presenti nel vecchio movimento pacifista.

 – Denuncia dell’imperialismo italiano come nostra immediata controparte.

– Estraneità rispetto al coordinamento di “tutti coloro che si attivano nella lotta contro la guerra e alla Nato su posizioni sovraniste e si alleano con chiunque sia schierato su questi obiettivi, dalla Lega ai vari rosso bruni o apertamente fascisti. Né hanno diritto di cittadinanza coloro che assecondano o promuovono posizioni razziste contro gli immigrati”.

 – Radicale indipendenza del movimento contro la guerra da partiti e istituzioni

– Autonomia del movimento rispetto alle potenze in campo e riconoscimento che “i nostri alleati non sono i governi ma solo le masse oppresse che sono le prime vittime del militarismo e delle guerre generate dalla logica del profitto e condotte per scopi di difesa degli interessi del grande capitale e degli apparati statali che li rappresentano”.


Meno chiaro ci risulta il riferimento alle “incresciose tensioni tra filo a anti Assad verificatesi durante lo svolgimento del corteo”. Noi abbiamo visto il tentativo di sedicenti associazioni che solidarizzano con “la rivoluzione siriana” di partecipare al corteo. Senza nessun increscimento è stato detto a costoro di allontanarsi e così è stato. Proprio perché, come si legge nel report dell’assemblea, “l’opposizione a qualsiasi intervento militare in Siria non ha nulla a che fare con la difesa di Assad, così come non lo fu di Saddam o di Gheddafi”, ci sembra poco azzeccato riportare il tutto come “tensioni tra filo e anti Assad”.

Quanto al passaggio successivo: “allo stesso tempo è stata ribadita la netta opposizione degli organizzatori verso quelle posizioni che in nome di un sostegno alla ribellione in Siria si fanno sostenitori dell’intervento occidentale in quel paese”, la formulazione, che potrebbe essere corretta in astratto, si rivela più che discutibile nella situazione concreta (e infatti su queste basi ben avrebbero potuto partecipare i solidarizzanti di cui sopra, mentre invece è stato correttissimo allontanarli).

Per poter sostenere la ribellione in Siria (ieri in Libia) senza farsi sostenitori dell’intervento militare occidentale occorrerebbe poter riconoscere una direzione locale della ribellione e relativo programma che si siano opposti e si oppongano essi per primi all’intervento dell’occidente, che giammai ne abbiano richiesto l’intervento, che in ogni caso non ne accettino l’alleanza e l’oggettivo supporto (vale anche per le formazioni curde e relative direzioni borghesi che non sono restate immuni dal cadere nell’ennesima trappola di improbabili alleanze con l’imperialismo occidentale, questa volta in funzione anti-Isis, mentre alle masse proletarie curde che sappiamo strette in una morsa infernale va la nostra solidarietà e il nostro schieramento su potenziali ricostituende basi di classe in loco e innanzitutto qui).

Nel quadro reale attualmente dato in Siria (ieri in Libia), ovvero in difetto di una ribellione che concretamente – anche per coefficienti e capacità di direzione – stia in campo non diremmo sul nostro programma di classe ma almeno su posizioni anti-governative e insieme credibilmente anti-imperialiste e anti-occidentali, “il sostegno alla ribellione in Siria” rischia di tradursi in indiretto ed oggettivo sostegno e comunque giustificazione dell’aggressione imperialista (così è, quand’anche si mettano in chiaro “il sostegno alla ribellione” e l’opposizione all’intervento dell’Occidente). Lo sanno benissimo le quinte colonne (o colonnine) della propaganda pro-occidentale, che giammai pensano di inneggiare all’imperialismo nelle manifestazioni “pacifiste” (si metterebbero fuori da sole senza “incresciosi episodi”), “limitandosi” a invocare a squarciagola nelle mobilitazioni contro la guerra la “destituzione” dei tiranni di turno. Se li si lasciasse fare, alla fine e per paradosso sarebbero gli imperialisti guerrafondai a dare l’adesione a cortei nominalmente contro le guerre occidentali che però nelle piazze occidentali inneggino contro i Saddam, i Milosevic, i Gheddafi, gli Assad mentre l’imperialismo sta radendo al suolo quei paesi con l’obiettivo di “destituire i tiranni” mettendo al loro posto i propri quisling.

7 novembre 2015




MOBILITAZIONE CONTRO LA TRIDENT JUNCTURE 2015
INFORMAZIONI, RIFERIMENTI, MATERIALI UTILI

Cos’è la Trident Juncture

Per l’USEUR (comando USA per l’Europa) è “la più grande esercitazione di questo tipo dalla caduta del muro di Berlino” [1]. Per il Media center della Nato [2] è la più grande esercitazione NATO dal 2002.

Di fatto la Trident Juncture, che si svolgerà per tutto il mese di ottobre e fino al 6 novembre 2015, è un’esercitazione militare che coinvolge 30 Stati, 36.000 militari, 60 tra navi e sottomarini e 140 tra aerei ed elicotteri [3]. Le nazioni ospitanti sono Portogallo, Spagna e Italia, in un teatro di guerra “simulata” che, a partire da Gibilterra e dal Mediterraneo occidentale si proietterà verso sud e verso est.

L’esercitazione sarà guidata dal Joint Force Command Brunssum (Olanda) e si articolerà in due fasi:

– dal 3 al 16 ottobre si svolgeranno attività di pianificazione strategica, denominata Command Post Exercise (CPX), in modalità di simulazione « Computer Assistita », che coinvolgerà essenzialmente il Comando Integrato della componente aerea (Joint Force Air Component Command – JFACC) dell’Aeronautica Militare sito a Poggio Renatico (Ferrara)

– dal 21 ottobre fino al 6 novembre, si svolgerà fase operativa vera e propria (indicata con Livex) nei poligoni, nei porti e negli aeroporti militari degli Stati ospitanti e nelle acque e nei cieli dell’Oceano Atlantico e del Mar Mediterraneo.


Le ragioni della guerra e quelle della resistenza

Gli scopi immediati dell’esercitazione sono quelli stabiliti nelle conferenze NATO di Settembre 2014 e Maggio 2015, dove, in un quadro di riarmo e aumento generalizzato della spesa militare, si è stabilito di: “migliorare le capacità di risposta e intervento della Nato Response Force (NRF)” triplicandola da 13 mila a 30 mila unità e affiancandole una forza di intervento rapidissimo VJTF (Very High Readiness Joint Task Force) di nuova costituzione, composta da circa 5000 militari, supportati da mezzi aerei e navali, in grado di schierarsi e intervenire sul terreno in appena 48 ore [4].

La programmazione militare prevede che questi strumenti offensivi debbano esere operativi entro il 2016, per questa ragione la NATO ha previsto una intensissima attività di esercitazioni e addestramenti, durante tutto il 2015, destinata a culminare e concludersi proprio con la Trident Juncture [5].

Più in prospettiva, le ragioni di questa escalation sono precisate nel “Piano di Azione Rapida” (NATO’s Readiness Action Plan) che, nei propositi dell’organizzazione: “Risponde alle sfide poste della Russia e alle loro implicazioni strategiche. Risponde anche ai rischi e alle minaccie che emergono dai nostri confini meridionali, Medio Oriente e Nordafrica” [6] .

Dunque, dopo un ciclo di guerre ininterrotte durato 25 anni (dalla prima “guerra nel golfo” nel 1991), che hanno devastato buona parte degli sfortunati paesi collocati lungo il perimetro esterno dell’alleanza, la NATO, a modo suo, guarda avanti. Progetta le guerre future, quelle scatenate dalle modificazioni climatiche e dalle migrazioni (come nello scenario “SOROTAN”, impiegato nell’esercitazione Trident Juncture 2015 [7]) e pianifica lo scontro diretto con la Russia [8].

L’incremento delle capacità offensive da parte della Nato, cui la Russia sta rispondendo con manovre analoghe e speculari [9], ha già innescato una formidabile corsa al riarmo [10].

Una sforzo militare che non si vedeva dagli anni cupi della guerra fredda.

I vertici militari ci preparano quindi a un nuovo ciclo di guerre, in cui le operazioni “umanitarie” e quelle di disinformazione saranno legate ancora più strettamente a quelle belliche [11]: i giornalisti e le organizzazioni umanitarie “embedded” saranno ancora più asserviti e funzionali alle esigenze della guerra mentre, chi “embedded” non è, rischierà di fare una brutta fine, come e peggio di ora, rimanendo magari vittima degli immancabili “effetti collaterali”.


La Trident Juncture in Italia

Le prime notizie riguardo lo svolgimento dell’esercitazione in Italia sono state fornite da un comunicato, l’Aeronautica militare del 3 Giugno 2015, che annunciava come la Trident Juncture 2015, non si sarebbe svolta presso l’aeroporto militare NATO di Decimomannu, in Sardegna, ma interamente a Trapani Birgi, in quanto non sussistono le “condizioni per operare con la serenità necessaria” [12]. Tale annuncio è stato letto universalmente come un successo del movimento che in Sardegna si oppone all’occupazione militare, ed ha anche suscitato proteste a Trapani, dove si temeva un blocco totale dei voli civili (come accaduto nel 2011 in occasione dei bombardamenti sulle città libiche) [13].

La ministra Pinotti ha parzialmente corretto il tiro, annunciando (risposta del 19 Giugno all’interrogazione della deputata Pamela Orrù) [14] che durante la fase operativa dell’esercitazione, dal 21 ottobre al 6 novembre, le forze aeree verranno distribuite, in Italia, su quattro aeroporti militari: Trapani Birgi, Decimomannu, Pratica di mare e Pisa; mentre le forze navali della NATO andranno a bombardare il poligono di Teulada, in Sardegna, dove verosimilmente si svolgeranno anche sbarchi di forse anfibie e schieramento di reparti corazzati. Le forze NATO saranno incluse nell’esercitazione navale nazionale “Mare aperto”, collegata alla “Trident juncture 2015”.

Il 17 settembre in risposta all’interrogazione parlamentare del deputato Rizzo, il sottosegretario alla Difesa Alfano fornisce alcuni importanti aggiornamenti: sono confermate le date della fase operativa dell’esercitazione (dal 21 ottobre al 6 novembre) e l’utilizzo del Poligono di Capo Teulada, mentre gli aeroporti militari coinvolti diventano sei: ai già citati Trapani Birgi, Decimomannu, Pratica di mare e Pisa si aggiungono anche quelli di Amendola e Sigonella, anche se Trapani Birgi dovrebbe sopportare la gran parte dello schieramento (30 velivoli su un totale di 41) [15]. Alfano nega anche il coinvolgimento dell’Allied Joint Force Command (JFC) di Lago Patria (Napoli), l’esercitazione sarebbe infatti diretta dal comando “gemello” JFC di Brunssum in Olanda, l’unico altro comando NATO in europa che sia gerarchicamente pari a quello di Napoli (tutti gli altri si trovano a un livello inferiore) [16].

L’estraneità del comando NATO JFC di Lago Patria a Napoli è stata però smentita dalla NATO stessa nel corso di un meeting a Napoli il 28 Settembre [17] in cui è stato spiegato come nel corso dell’esercitazione il comando JFC di Brussnum dovrà operare sotto la supervisione del comando JFC di Napoli.

È presente in Italia, oltre all’Allied Joint Force Command (JFC) di Lago Patria (Napoli), anche il Joint Force Air Component Command (JFACC) dell’Aeronautica militare sito a Poggio Renatico (Ferrara), che sarà coinvolto nell’esercitazione nella sua fase di pianificazione strategica, non ancora operativa, (dal 3 al 16 ottobre).

La Trident Juncture in Sardegna

Come risulta dai calendari delle esercitazioni nei poligoni sardi per il secondo semestre 2015 [18], l’esercitazione NATO Trident Juncture 2015 coinvolgerà tutti i poligoni sardi. La NATO prevede di impegnare soprattutto il poligono di Teulada, con bombardamenti navali, sbarchi e schieramento di truppe [19] e l’aeroporto di Decimomannu (con annesso il poligono di Capo Frasca), ma nei calendari è indicato anche il poligono di Quirra (sia la zona a monte che quella a mare), anche se non è chiaramente indicato il tipo di attività previsto.

Durante lo svolgimento della fase a fuoco dell’esercitazione (dal 21 ottobre al 6 Novembre), i calendari prevedono lo schieramento nel poligono di Teulada della brigata meccanizzata Aosta-Messina (dall’1 al 30 Ottobre) e della Brigata Sassari che bombarderà ininterrottamente dal primo Ottobre sino al 21 Dicembre, partecipando a tutta la fase a fuoco dell’esercitazione e proseguendo anche successivamente l’addestramento finalizzato all’inserimento nella forza diintervento rapido della NATO (Joint Rapid Responce Force – JRRF), che è una delle finalità dell’esercitazione.

All’esercitazione della NATO è collegata l’esercitazione “Mare Aperto” della Marina Militare Italiana, che si svolgerà congiuntamente a Capo Teulada. L’esercitazione “Mare aperto”, sospesa nel 2013 e nel 2014 per il concomitante e intenso impegno nell’operazione Mare Nostrum, si ripete per la seconda volta nel 2015. E’ un addestramento per “Tiri navali, manovre cinematiche ravvicinate, difesa della forza navale da attacchi aerei, difesa della forza navale da sommergibili, gestione delle emergenze di bordo e, sempre con un occhio attento al ’real world’, sorveglianza e sicurezza marittima”.

Il Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV) prevede il bombardamento da mare verso terra con grossi calibri (granate da 40 e 120 mm) da parte di navi militari delle nazioni NATO, destinata in buona parte a transitare dal porto di Cagliari. Previsto anche l’impiego della fanteria di marina, sia italiana che USA (imbarcata sulla nave Cavour) [20], in attività di sbarco con mezzi anfibi contemporanee allo schieramento delle già citate brigate di terra Sassari ed Aosta-Messina, in cui è previsto l’impiego di ogni tipo di armamento: armi portatili, bombe a mano, ordigni acustici e luminosi, mitragliatrici, mortai (60, 81 e 120 mm), armi anticarro (Panzerfaust, Tow, Milan e Spike) e del sistema missilistico antiaereo Stinger. La copertura aerea delle manovre di guerra verrà assicurata dalla presenza al largo di Capo Teulada della portaerei Cavour e dai cacciabombardieri provenienti dagli aeroporti militari di Decimomannu e di Trapani Birgi, mentre è anche possibile un impiego marginale degli altri aeroporti coinvolti nel territorio italiano (Pratica di mare, Pisa, Amendola e Sigonella).

Note
[1] Comunicato del Comando USA per l’Europa (USEUR) , primo Dicembre 2014, disponibile in rete all’indirizzo:
https://www.facebook.com/USArmyEurope/posts/10152876340819872
[2] Comunicato stampa del NATO media center, 15 luglio 2015, disponibile in rete all’indirizzo:
http://www.jfcbs.nato.int/trident-juncture/media/news/mediabackgrounder-trident-juncture-2015.aspx
[3] Tutte le informazioni provengono dal comunicato del NATO media center, del 15 luglio 2015, indicato alla nota precedente, dove sono menzionati molti degli stati partecipanti: Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Spagna, Turchia, Regno Unito, e Stati Uniti, che fanno parte dell’alleanza, cui si affiancano le cosiddette “Nazioni Partner”: Austria, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Ucrania e Uzbekistan. Notare come l’elenco non risulta completo, gli stati esplicitamente menzionati sono 28, mentre nel comunicato stampa si parla di 30 nazioni partecipanti. La presenza esplicita, tra i paesi partecipanti, di ben 5 stati ex-URSS e di molti altri confinanti con la Russia, fa ben capire quale sia il principale destinatario di questa esibizione di forza militare.
[4] Una sintesi esaustiva delle recenti strategie di riarmo della NATO si può trovare nell’articolo di Antonio Mazzeo del 31 maggio 2015, “Come la nuova Nato globale si prepara alle prossime guerre”, disponibile in rete all’indirizzo: http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2015/05/come-la-nuova-nato-globale-si-prepara.html
[5] L’intensa programmazione delle esercitazioni NATO per l’anno 2015 è consultabile in rete all’indirizzo:
http://www.aco.nato.int/systems/file_download.ashx?pg=10650&ver=6
[6] NATO’s Readiness Action Plan, disponibile in rete all’indirizzo: http://www.nato.int/nato_static_fl2014/assets/pdf/pdf_2015_05/20150508_1505-Factsheet-RAP-en.pdf
[7] L’esercitazione Trident Juncture 2015 si svolgerà seguendo il cosiddetto scenario SOROTAN, preparato dagli analisti militari, che parte dall’ipotesi che una crisi idrica, provocata da processi di desertificazione innescate dalle modificazioni climatiche, provochi un conflitto locale, esterno al perimetro dell’alleanza, nel quale la NATO decida di intervenire. Una descrizione dello scenario SOROTAN è consultabile in rete all’indirizzo: http://www.jwc.nato.int/media/news-archive/519-sorotan-will-challenge-nato-against-hybrid-threats
[8] Esiste evidentemente qualche contrasto tra i paesi NATO riguardo quelli che dovrebbero essere indicati pubblicamente come gli obiettivi del potenziamento militare dell’organizzazione. I paesi dell’Europa occidentale sono restii ad ammettere esplicitamente che ci si prepara al confronto militare con la Russia, mentre gli Stati Uniti premono per orientare decisamente l’alleanza in questo senso. Gli USA hanno fatto recentemente sentire la loro voce in proposito con un articolo del Marine Times, riportato dal sito del NATO Media Center: http://www.marinecorpstimes.com/story/military/2015/08/24/us-troops-participate-massive-nato-exercise/32285661/ Per voce di tale Luke Coffey, ex capitano dell’esercito attualmente e membro del think tank “Heritage Foundation”, criticano gli alleati per la loro ipocrisia su quelli che sono i veri scopi dell’esercitazione: “Mentre le nazioni ospitanti – Spagna, Portogallo e Italia – non considerano necessariamente la Russia come la principale minaccia, i loro alleati dell’Europa dell’est lo fanno. La realtà è che la NATO è una alleanza difensiva, ciò significa che l’Estonia è difesa allo stesso modo della Spagna , un attacco all’Estonia è un attacco alla Spagna, che alla Spagna piaccia o meno.” e ancora: “Mentre molti sono pronti a vedere la Russia come la maggiore minaccia regionale, alcune nazioni dell’Europa occidentale stanno in realtà utilizzando l’esercitazione per convincere le loro popolazioni che le loro forze armate sono impegnate a contrastare la minaccia dell’immigrazione di massa e del terrorismo proveniente dall’Africa. Si tratta di argomenti retorici fasulli – dice Coffey – ma non ha una grande importanza. Indipendentemente da ciò, il risultato finale sarà un miglior addestramento delle truppe NATO”.
[9] Al fitto programma di esercitazioni NATO previste per tutto il 2015 (vedi nota [5]) la Russia stà rispondendo con esercitazioni di analoga portata. Ad esempio, dal 16 al 21 Marzo 2015 ha compiuto una vastissima esercitazione (dal mar Nero alle regioni artiche, sino al mar del Giappone) che ha coinvolto complessivamente 80.000 militari, 65 navi da guerra, 15 sottomarini, 220 velivoli. Lo European Leadership Network (un organizzazione che raccoglie analisti militari, politici e accademici) valuta che l’escalation militare in corso renda più probabile una guerra in Europa: http://www.europeanleadershipnetwork.org/preparing-for-the-worst-are-russian-and-nato-military-exercises-making-war-in-europe-more-likely_2997.html
tanto da raccomandare ai governi l’adozione di misure per ridurre la possibilità di un conflitto: http://www.europeanleadershipnetwork.org/avoiding-war-in-europe-how-to-reduce-the-risk-of-a-military-encounter-between-russia-and-nato_3045.html
[10] Nel corso del vertice tenutosi in Galles a Settembre 2014 i paesi aderenti alla NATO si sono impegnati a portare la spesa militare perlomeno al 2% del PIL. Si tratta di uno straordinario incremento, visto che dei 28 paesi membri solo 4 raggiungono questo livello di spesa militare (USA, Gran Bretagna, Grecia ed Estonia). La spesa militare italiana è stimata all’1,2% del PIL, che equivale a 52 milioni di euro al giorno, il suo incremento al 2% del PIL la porterebbe a circa 100 milioni di euro al giorno: http://www.voltairenet.org/article185247.html
[11] Nell’organizzazione dell’esercitazione è stata posta particolare enfasi nel coinvolgimento delle istituzioni civili e delle organizzazioni non governative (ONG) nella strategia militare della NATO. Nella conferenza stampa del 15 Luglio 2015, la cui trascrizione è reperibile all’indirizzo web: http://www.nato.int/cps/en/natohq/opinions_121821.htm il comandante delle manovre, il generale Hans-Lothar Domröse evoca la visione di: “attori militari e non-militari che lavorano assieme, cercando di “vincere la pace” (win the peace)... e questo è possibile solo con l’aiuto di organizzazioni internazionali, grandi organizzazioni come la Croce Rossa, l’assistenza umanitaria, e la supervisione dell’Unione Europea”. E’ chiaro quindi che la NATO intende riformulare le sue strategie di guerra in modo da coinvolgere maggiormente le istituzioni civili. In una prima prima versione iniziale delle informazioni a proposito della Trident Juncture 2015 si poteva leggere: “l’obiettivo di ottenere la partecipazioni di organizzazioni internazionali/ONG/Organizzazioni Governative serve a migliorare la capacità della NATO di interagire con i principali attori civili”. L’elenco delle organizzazioni, rilasciato in precedenza, comprendeva l’Unione Europea, il Comitato internazionale della Croce Rossa, diverse agenzie dell’ONU (l’agenzia delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari – OCAH), il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo – PNUD, il Dipartimento di Sicurezza delle Nazioni Unite – UNDSS, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia – UNICEF, il Programma Mondiale di Alimentazione – PMA, l’Organizzazione Internazionale per l’Emigrazione – OIM), una lista di ONG e agenzie statali: “Save the Children, Assistência Médica Internacional Foundation (AMI), Human Rights Watch (HRW), Medici Senza Frontiere (MSF), United States Agency for International Development (USAID), Department for International Development (DFID),Deutsche Gesellschaft für internationale Zusammenarbeit (GIZ),Agencia Española de Cooperación Internacional para el Desarrollo(AECID – SPA) e World Vision (WV), tutte inserite per la partecipazione . La Unione Africana (UA) è stata inserita solo come osservatore. Non sorprende la partecipazione delle varie agenzie delle Nazioni Unite, ne dell’Unione Europea, ne delle agenzie statali per la cooperazione internazionale, ne della Croce Rossa. Stupisce invece quella di alcune ONG. In effetti, la cooptazione di Ong o di parti della “società civile” nella NATO è molto preoccupante. Per fortuna Medici Senza Frontiere ha riferito a un nostro collaboratore con una email che “è tutto un errore della NATO stessa sul suo sito web, lo abbiamo scoperto grazie a diversi messaggi dei nostri partner, come la tua.” Infatti, la menzione di MSF destava sorpresa; la ONG criticó fortemente il tentativo della NATO di coinvolgere le ONG nella sua strategia umanitaria in Afganistan. Ma che dicono Human Rights Watch o Save the Children? Come giustificano la loro participazione a una maniovra militare? Il generale Hans-Lothar Domröse, nella conferenza stampa del 15 luglio, ha confermato la participazione di “più di una dozzina di ONG” e ha detto: “Ci sono alcuni che dicono: ‘ Vogliamo participare; però per favore non citare il nostro nome.’ Io rispetto la richiesta.” Probabiemente per questa ragione la NATO ha ritirato le informazioni che riguardano le ONG e le Organizzazioni Internazionali che parteciperanno alle maniovre dalle pagine web dedicate.
Traduzione da “España como punta de lanza para las intervenciones en África” pubblicato su War Resisters’ International: http://www.wri-irg.org/node/24815
E’ necessario aggiungere che, dopo la presa di distanza di MSF dal coinvolgimento nelle manovre militari della NATO, il 3 Ottobre forze aeree USA hanno bombardato l’ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz in Afghanistan uccidendo 20 persone, tra medici e pazienti. Il bombardamento è durato oltre un ora e i militari USA erano a conoscenza delle coordinate dell’ospedale, perciò ha ben poco credito la tesi dell’errore o dell'”effetto collaterale” sostenuta dal governo USA:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/03/afghanistan-bombe-aerei-nato-per-errore-contro-ospedale-medici-senza-frontiere/2091185/
[12] Si può vedere, ad esempio:
http://www.ilvolo.it/index.php/2015060314046/Aviazione-Militare/Aeronautica-Militare.html
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/06/04/news/la_nato_sbarca_in_sicilia_a_birgi_la_piu_grande_esercitazione_dalla_caduta_del_muro_di_berlino-116051361/ http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2015/06/05/news/via-i-caccia-in-sardegna-manca-serenita-1.11563028
[13] L’Interrogazione parlamentare S.4/04125 di ORRU’, FABBRI, SOLLO, FASIOLO, SPOSETTI, CUCCA – Al Ministro della difesa – aveva precisamente questi contenuti. Si può leggere il testo all’indirizzo:
http://parlamento17.openpolis.it/atti-presentati-in-parlamento/pamela-orru/687142/stato_last_date/desc/stato_last_date/desc/filter_act_type/5/filter_act_firma/P
[14] La risposta della ministra Pinotti all’interrogazione di ORRU’, FABBRI, SOLLO, FASIOLO, SPOSETTI, CUCCA è visibile all’indirizzo web: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Sindispr&leg=17&id=932973
[15] Dalla risposta del sottosegretario di stato Alfano all’interrogazione del deputato Rizzo (17 Settembre 2015): ...A livello nazionale, il coinvolgimento prevede l’invio di elementi dell’Esercito in Spagna, Portogallo e a Capo Teulada, di assetti aerei dell’Aeronautica presso le basi di Trapani, Decimomannu, Pratica di Mare, Pisa, Amendola e Sigonella, mentre per la Marina Militare saranno presenti assetti navali inclusi nell’esercitazione nazionale “ Mare Aperto ”, collegata alla “ Trident Juncture 2015 ”. Presso la base del 37° Stormo dell’Aeronautica Militare di Trapani Birgi saranno rischierati, dal 21 ottobre al 6 novembre, 18 aerei italiani e 12 dell’Alleanza... L’esercitazione sarà guidata dal Joint Force Command Brunssum (Olanda)... A Trapani in particolare, saranno ospitati 18 aeromobili italiani e 12 dell’Alleanza
L’interrogazione del deputato Rizzo è reperibile all’indirizzo: http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/138811 la risposta del sottosegretario di stato Alfano è visibile all’indirizzo: http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2015/09/17/leg.17.bol0506.data20150917.com04.pdf
[16] Per l’articolazione gerarchica delle forze di intervento rapido della NATO si può leggere l’articolo su Analisi Difesa del 23 Marzo 2015: http://www.analisidifesa.it/2015/03/si-intensifica-lattivita-della-nato-nellest-europa/
[17] La nota stampa relativa al meeting della NATO a Napoli il 28 Settembre è reperibile all’indirizzo web:
http://www.jfcnaples.nato.int/page6814941/jfc-commanders–dsaceur-discuss-nato-readiness–strategy.aspx
vi si specifica che il comando di Brussnum in Olanda non è ancora del tutto operativo, e che la sua operatività verrà appunto certificata attraverso l’esercitazione Trident juncture 2015, durante la quale il comando JFC di Brussnum dovrà operare con l’assistenza del JRC comando di Napoli, l’unico ad essere già del tutto operativo.
[18] I calendari delle esercitazioni in Sardegna per il secondo semestre 2015, imposti per decreto dal Ministero della Difesa il 25 Settembre scorso, sono visionabili all’indirizzo web:
http://nobasi.noblogs.org/files/2015/10/DecretoCalendarioSecondoSemestre2015.pdf
[19] Il tipo di impiego delle basi previsto per l’esercitazione Trident Juncture 2015 è schematicamente indicato dalla NATO nell’ apposita infografica visionabile all’indirizzo:
http://www.nato.int/nato_static_fl2014/assets/pdf/pdf_2015_10/20151021_151021-tj15-infograph.pdf
[20] La presenza dei marines USA e dei loro velivoli da trasporto a bordo della nave portaerei Cavour, della Marina Militare italiana, in occasione dell’esercitazione NATO Trident Juncture 2015 è segnalata nell’articolo “I MARINES SULLA PORTAEREI CAVOUR” pubblicato il 1 Luglio 2015 sulla rivista Analisi Difesa, e visionabile all’indirizzo web:
http://www.analisidifesa.it/2015/07/sulla-cavour-arruvano-i-marines/
Nell’articolo si spiega che la marina militare italiana si è resa disponibile a supportare le forze militari USA in operazioni di supporto e sostegno ai loro interessi nazionali nel mediterraneo.
http://www.marina.difesa.it/Notiziario-online/Pagine/20150309_mareaperto.aspx



I luoghi della guerra
ITALIA
Basi Aeree : Trapani Birgi, Sigonella (Siracusa), Decimomannu (Cagliari), Amendola (Foggia), Pisa, Pratica di Mare (Roma)
Poligoni:
Capo Teulada (Cagliari) – adatto per il bombardamento navale e aereo, sbarchi, operazioni anfibie e a terra
Posti di comando: Joint Force Air Component Command (JFACC) dell’Aeronautica militare sito a Poggio Renatico (Ferrara), Allied Joint Force Command (JFC) di Lago Patria (Napoli)
Fonti: http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2015/09/17/leg.17.bol0506.data20150917.com04.pdf e
http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2015/09/17/leg.17.bol0506.data20150917.com04.pdf
SPAGNA
Basi Aeree: Saragozza, Torrejón (Madrid), Los Llanos (Albacete), Son San Joan (Palma di Maiorca)
Poligoni adatti alle forze terrestri: San Gregorio (Saragoza) , Chinchilla (Albacete)
Basi navali e poligoni adatti al bombardamento navale e a operazioni anfibie: “Álvarez de Sotomayor”(Almería), Sierra del Retín (Rota San Fernando – Cadice)
PORTOGALLO
Basi aeree: Beja
Poligoni adatti alle forze terrestri: Santa Margarida
Basi navali e poligoni adatti al bombardamento navale e a operazioni anfibie: Pinheiro da Cruz (Troia)
Fonti: - “El Mayor ejercicio aliado de la ultima decada” , Revista Espanola de Defensa , consultabile all’indirizzo:
http://www.defensa.gob.es/Galerias/gabinete/red/2015/red-319-infografia-trident-juncture_2p.pdf
– “Espana albergarà la Mayor demonstracion de fuerza de la OTAN” di Esteban Villarejo.
– Europa Press 2/9/2015 , “El secretario general de la OTAN estará en Zaragoza durante las maniobras” , consultabile all’indirizzo:
http://www.antimilitaristas.org/spip.php?article5571

Info
· La Trident Juncture in Spagna
http://www.wri-irg.org/node/24815
http://noalaotan.nosorganizamos.net/

· La Trident Juncture in Portogallo
http://pt.indymedia.org/conteudo/newswire/31031
http://noticiasanarquistas.noblogs.org/post/2015/09/08/espanha-chamado-de-acao-contra-as-manobras-da-otan-trident-juncture-2015/






REPORT ASSEMBLEA NO TRIDENT – 25 OTTOBRE – NAPOLI

L’assemblea si è tenuta presso l’ex Asilo Filangieri il giorno successivo alla manifestazione del 24 contro l’esercitazione NATO Trident Juncture 2015. Erano presenti: Alex Zanotelli, Comitato pace e disarmo, Rete no war Napoli, Rete dei comunisti, USB, Squola popolare LoSka, Mensa occupata di Napoli, Rete Noi saremo tutto, Laboratorio Iskra, Comitati No Muos Ragusa, Palermo, Catania, Federazione Anarchica Siciliana, Donne No Dal Molin, Coordinamento nazionale per la Jugoslavia – Bologna, Un ponte per, Radio Vostok, Cobas Napoli, Red Link, un compagno palestinese, un’attivista antimilitarista tedesca del Centro d’informazione sulla militarizzazione.

Tutti gli interventi sono partiti dal bilancio della manifestazione che ha visto un numero reale di 2000 partecipanti. Si è unanimemente concordando che la manifestazione, pur con numeri ben al di sotto di quanto la fase necessiterebbe, ha rappresentato un segnale politico importante rimettendo all’ordine del giorno l’opposizione alla guerra e all’imperialismo. Dopo anni, infatti, di silenzio se non, in alcuni casi, di accondiscendenza verso gli interventi militari occidentali anche nel frantumato mondo pacifista, la manifestazione ha evidenziato la volontà di voler riprendere un percorso unitario contro il militarismo ed i crescenti pericoli di un conflitto mondiale. Perché ciò sia possibile è necessario dare stabilità e continuità alla lotta contro la guerra con campagne condivise ed un coordinamento tra le realtà presenti e le altre che da anni si oppongono alla militarizzazione del territorio e le servitù militari, come i compagni sardi. Con l’obiettivo, alla luce anche delle recenti connessioni che si è provato a mettere in piedi contro l’esercitazione Trident, di coinvolgere le realtà antimilitariste di altri paesi europei.

Più di un intervento ha sottolineato che questo nuovo inizio deve, però, necessariamente superare il vecchio movimento pacifista, in cui convivevano posizioni ed associazioni ambigue (Mogherini e Pinotti docet) ma anche quelle Ong che sempre più apertamente sono parte del dispositivo occidentale di destabilizzazione e di supporto agli interventi militari (si veda proprio la partecipazione di molte di loro all’esercitazione Trident).

Di fronte all’incrudirsi dell’interventismo occidentale e dello scontro tra grandi potenze è necessario sforzarsi per trovare la massima convergenza sia sull’analisi delle cause della guerra che su parole d’ordine chiare per partire da alcuni dati acquisiti e minimi senza i quali si rischierebbe di riproporre le ambiguità di quel movimento. Dal dibattito alcuni dati comuni sono emersi già in questo primo confronto: la necessità di denunciare il capitalismo, sistema di morte e sfruttamento, come la causa del militarismo e della tendenza verso la guerra; l’opposizione al razzismo ed alle politiche/campagne xenofobe con un netto schieramento al fianco degli immigrati; la militarizzazione interna e le politiche di austerity come l’altra faccia della tendenza verso la guerra.

Ovviamente entro questo ambito condiviso sono prevedibili diverse sensibilità esistenti, in particolare per ciò che riguarda la lettura prevalentemente geopolitica dei conflitti, ma queste diverse accentuazioni non possono e non devono portare ad un depotenziamento rispetto alla centralità della lotta contro il nostro governo. In altre parole, come esplicitato in un intervento, la lotta alla Nato rimane un elemento decisivo a condizione che questo non lasci adito a posizioni che vedono il nostro paese succube di tale dispositivo militare quando invece è pienamente partecipe e beneficiario dell’appartenenza a quest’alleanza.

L’intervento del compagno di Pisa sottolineava che non c’è solo la NATO ma anche l’Europa, che in quanto polo imperialista in costruzione e in competizione economica, politica, ideologica e militare con gli altri poli imperialisti e paesi capitalisti “emergenti”, ha un ruolo non marginale nella corsa alla guerra come dimostra l’operazione militare “Eunavfor Med” pianificata, approvata e finanziata direttamente dall’Unione Europea. 

Anche in questo caso, le diverse letture sull’Europa, non devono diventare l’alibi per mettere in sordina la critica e la lotta contro la nostra controparte immediata che è l’imperialismo italiano.

Per questo sono da ritenersi estranei al coordinamento tutti coloro che si attivano nella lotta contro la guerra e alla Nato su posizioni sovraniste e si alleano con chiunque sia schierato su questi obiettivi, dalla Lega ai vari rosso bruni o apertamente fascisti. Né hanno diritto di cittadinanza coloro che assecondano o promuovono posizioni razziste contro gli immigrati.

Tutti gli interventi hanno sottolineato la necessità della radicale indipendenza del movimento contro la guerra sia da partiti ed istituzioni che dalle potenze in campo, grandi o piccole che siano. A questo proposito, alla luce delle incresciose tensioni tra filo e anti Assad verificatesi durante lo svolgimento del corteo, le realtà organizzatrici della manifestazione, completamente estranee all’episodio, hanno voluto precisare che l’opposizione a qualsiasi intervento militare in Siria non ha nulla a che fare con la difesa di Assad, così come non lo fu di Saddam o di Gheddafi. Allo stesso tempo è stata ribadita la netta opposizione degli organizzatori verso quelle posizioni che in nome di un sostegno alla ribellione in Siria si fanno sostenitori dell’intervento militare occidentale in quel paese.

I nostri alleati non sono i governi ma solo le masse oppresse che sono le prime vittime del militarismo e delle guerre generate dalla logica del profitto e condotte per scopi di difesa degli interessi del grande capitale e degli apparati statali che li rappresentano.

Un compagno di Napoli, proprio nella prospettiva dell’allargamento del movimento contro la guerra, ha espresso le sue perplessità sul mancato coinvolgimento di realtà politiche, partiti (es. M5S) e figure istituzionali nella preparazione della manifestazione del 24 ed invitava a superare quello che ritiene essere un indice di settarismo, in cui però la maggioranza dei presenti non si riconosceva.

In particolare i compagni del movimento No MUOS hanno ribadito, anche sulla base della loro esperienza, non solo l’autonomia dalle istituzioni ma, soprattutto, la partecipazione diretta ed individuale al movimento, la sua orizzontalità ed il radicamento territoriale. I compagni in più di un intervento si sono soffermati sull’importanza dell’azione diretta, intesa come strumento condiviso e dal basso nella opposizione alla guerra ed alla militarizzazione. L’altro elemento su cui hanno insistito è la necessità di fare della battaglia contro il MUOS, una battaglia nazionale, mentre finora il peso politico-organizzativo è gravato esclusivamente sulle realtà NoMuos siciliane. Ad oggi, la loro lotta è stata “trattata” come una lotta tutta locale (ed esclusivamente legata al tema della salute) mentre in gioco c’è uno dei più importanti dispositivi di aggressione militare degli USA e della NATO. Il movimento contro la guerra se ne deve fare carico fino in fondo. Stesso discorso vale, ovviamente, per la lotta contro le servitù militari in Sardegna.

Sempre dai compagni è stata posta l’attenzione sulla centralità della Sicilia come piattaforma nella gestione del flusso dei migranti. La presenza del CARA di Mineo e la prossima inaugurazione di 5 hot spot – nuovi centri di identificazione degli immigrati per distinguere tra quelli economici, da espellere, e i profughi – gestiti direttamente da Frontex (la cui sede centrale è stata trasferita a Catania), ci impongono un intervento più conseguente e continuativo su questa questione. Puntando a creare sinergie con le reti antirazziste, i No MUOS Catania hanno già avviato un percorso con il Coordinamento San Papier per costruire all’inizio del 2016 una manifestazione contro Frontex che deve diventare un momento nazionale. Un’altra manifestazione sarebbe prevista a Roma nei primi mesi del prossimo anno organizzata dalle reti antirazziste, a cui sicuramente dovrà andare il nostro pieno supporto.

Altri interventi hanno insistito sull’importanza della centralità del ruolo dei migranti nell’opposizione alla guerra, non solo in quanto vittime ma puntando a farli diventare protagonisti a tutti gli effetti del movimento contro la guerra.

L’assemblea, nell’individuare il percorso da fare per rafforzare il lavoro comune, si è espressa per tenere un prossimo incontro entro la prima metà di dicembre, a chiusura cioè di tutte le iniziative già calendarizzate contro la Trident e la NATO. L’incontro, a cui punteremo a coinvolgere le realtà non presenti a questo primo confronto, dovrà essere una messa a punto dei nodi comuni, in parte già individuati, intorno a cui lavorare in maniera unitaria. Sicuramente questo percorso condiviso, non dovrà essere un semplice mutuo soccorso limitato a rafforzare reciprocamente le mobilitazioni che si daranno. La presenza delle delegazioni di altre realtà è certamente rilevante ma dovremo puntare da subito a campagne unitarie sui singoli aspetti della lotta alla guerra e al militarismo volte a sensibilizzare, a denunciare ed intralciare le politiche di aggressione sia verso l’interno che verso l’esterno. Così come si dovrà reagire come fossimo una sola realtà, anche se nell’immediatezza sui singoli territori(o), laddove ci siano nuove aggressioni militari e accelerazioni verso uno scontro militare generalizzato. Per agevolare tutto questo si dovranno costituire anche strumenti unitari (siti, pagina fb, ecc).

Più di un intervento ha sottolineato la necessità di tenere uniti i temi dell’antimilitarismo e dell’antirazzismo con quello della devastazione ambientale. Un elemento importante di sensibilizzazione dove la presenza delle basi, di poligoni ed altre strutture militari incide sulla vita diretta delle popolazioni di quei territori, ma anche perché sono tra le cause di conflitti e di emigrazione. In particolare Zanotelli ha invitato a denunciare i danni ambientali delle guerre, legati alle armi di distruzione di massa ed al consumo di petrolio nonché a riprendere la campagna contro le banche armate. Parole d’ordine come la demilitarizzazione del Mediterraneo, la riconversione delle basi e delle industrie belliche sono state indicate da un intervento. Il tutto va approfondito nel prossimo incontro.

Alcuni interventi hanno posto all’attenzione, come terreno di confronto e di mobilitazione, la vicenda ucraina, curda (il 1 novembre si manifesterà per Rojava in tutto il mondo) e la questione palestinese. Il compagno palestinese, nel tracciare l’attuale drammatica situazione, ha proposto di lanciare una manifestazione nazionale nell’anniversario della prima intifada. Guardando, però, a quanto sia stato faticoso costruire una mobilitazione nazionale nell’estate 2014, tanto da arrivare in ritardo nonostante si fosse in pieno bombardamento sulla striscia di Gaza, più di un compagno ha invitato a fare una verifica di fattibilità presso le realtà di movimento e la stessa comunità palestinese.

Infine, per quanto riguarda la possibilità di costruire una rete anche con gli attivisti antimilitaristi di altri paesi, la compagna tedesca suggeriva di cominciare a prendere contatti per provare a lanciare un appuntamento per maggio-giugno del prossimo anno.

L’assemblea si è conclusa con l’impegno delle singole realtà presenti a rafforzare e rilanciare, sia attraverso i propri strumenti (pag Fb, siti, ecc.) che con iniziative sui propri territori, le iniziative contro Trident e la NATO che si terranno da qui al prossimo incontro, a cominciare da:

31 ottobre Manifestazione a Marsala

3 novembre Manifestazione a Capo Teulada

26 novembre iniziative contro il summit della NATO a Firenze

Infine, ci si è impegnati a fare il massimo sforzo per coinvolgere in questo percorso realtà e singoli individui non presenti a questo primo incontro.