nucleo comunista internazionalista
note



Il via libera alle missioni all’estero dell’imperialismo democratico italiano

DISCRETAMENTE, IN SORDINA, AL BUIO COME I LADRI. HANNO “DISCUSSO”, HANNO RATIFICATO. TUTTO COME DA COPIONE. CERCHIAMO DI TRARRE QUALCHE LEZIONE DALLA COMMEDIA PARLAMENTARE APPENA ANDATA IN SCENA.

La pantomima della “discussione” parlamentare sulle missioni italiane all’estero che oltre a quella già annunciata in Niger ne ha aggiunto altre due di nuove, in Tunisia e Repubblica Centroafricana, si è celebrata secondo lo scontato copione come molto banalmente anticipavamo nel nostro precedente intervento. Qualche piccola e non sostanziale variazione in realtà si è data, come per l’astensione della Lega Nord invece del voto contrario che potevamo ingenuamente attenderci non valutando esattamente quanto contino e prevalgano i calcoli e le logiche degli schieramenti elettorali. Il copione comunque è stato pienamente rispettato e non poteva essere altrimenti: nei fatti Grosse Koalition delle forze politiche più borghesemente responsabili, PD e Forza Italia con annessa rotella dei patrioti di Fratelli d’Italia (Grosse Koalition, esattamente come al tempo delle sanguinose misure varate dal governo “tecnico” di Mario Monti) e contorno – utile e funzionale al gioco complessivo del sistema – di una ciarlatanesca manica di “opposizioni”, sinistri di Liberi e Uguali e i panstellati.

La squallida pantomima si è svolta in maniera assai discreta, in sordina, senza che i cosiddetti “oppositori”, per meglio dire i ciarlatani-“oppositori” al dispositivo in “discussione” abbiano fatto alcunché per attirare la luce dei riflettori, come si usa dire, sulla materia in oggetto (eco di una qualche minima e sbiadita mobilitazione di piazza ovviamente neanche a parlarne): il più possibile in punta di piedi, in silenzio e al buio. Come i ladri, in coerenza con la natura delle operazioni che si trattava di ratificare: operazioni da briganti. Da briganti imperialisti, però nel pieno rispetto delle regole democratiche e costituzionali.

E’ utile tuttavia darne un rapido conto seguendo gli interventi recitati dalle diverse parti in commedia al fine di affilare e mettere a punto al meglio l’indirizzo politico di classe e comunista attorno cui raccogliere le forze per il necessario contrasto alle politiche dell’imperialismo di casa nostra.

“Discussione” – appunto fra virgolette – perché non c’era niente da “discutere”. C’era da ratificare le misure militari operative atte a tutelare l’interesse, inesorabile e insindacabile, della macchina capitalistica italiana la quale come le altre alleate e/o concorrenti macchine capitalistiche deve dispiegare la sua forza armata complementare e conseguente al raggio del suo business a scala internazionale e agli investimenti programmati per il futuro.

La ratifica concerne un notevole dispiegamento di forza armata dal Baltico alle regioni africane, circa 7.000 uomini e relativa complessa “logistica”, il cui finanziamento per 1,5 miliardi di euro è stato assicurato fino al settembre 2018. Questi i principali capitoli del dispositivo imperialista tricolore ratificati: missione bilaterale di assistenza e supporto alla Libia; missione bilaterale di supporto al Niger; partecipazione alla missione Nato in Tunisia; alla missione Onu nel Sahara occidentale; alla missione Ue nella Repubblica Centroafricana; al potenziamento del dispositivo Nato per la sorveglianza dello spazio aereo europeo. Circa questa missione il buon Manlio Dinucci, dando conto del dispiegamento di 8 Eurofighter in Estonia (“per contrastare la minaccia russa”!)ci rammenta che un’ora di volo di una di queste terribili macchine da guerra costa 40.000 euro cioè “il salario lordo annuale di un lavoratore”. E’ un dato comparativo da tenere senz’altro bene in memoria.

Ma veniamo alla “discussione”, dopo aver riportato un passaggio della cronaca che ne fa il quotidiano della Confindustria (17/1/18): “contro le premesse di parti della risoluzione, relative a singole missioni hanno votato M5 stelle e Liberi e Uguali”. Cioè questi unici “oppositori” – ciarlatani-“oppositori” – non hanno nemmeno votato contro l’insieme del dispositivo ma solo contro specifiche sue parti. Giusto per dire di un dettaglio, per quello che può valere…

Come la cerchia più fedele dei nostri lettori e compagni avrà senz’altro facilmente già intuito la parte che a noi fa più schifo, perché se possibile più ipocrita di tutte, è proprio quella schierata “più a sinistra” nella commedia messa in scena al Parlamento ossia la parte recitata dagli onorevoli di LeU. Costoro sono arrivati a ciarlare di “neocolonialismo italiano”. Sulle loro bocche il dato ben vero e reale del neocolonialismo italiano, dell’imperialismo italiano diventa, appunto, ciarla. Vuota ciarla senza alcuna conseguenza reale sul piano della lotta e del contrasto effettivo ad esso ma che ha, al contrario, lo scopo di inebetire con un vuoto frasario “di denuncia” quel settore sociale che disperatamene cerca di appigliarsi a “qualcosa di sinistra” rispetto alla “deriva” PD (che è in realtà coerente e responsabile politica di governo borghese). Questa volta tali “oppositori di sinistra” ci hanno risparmiato, a quanto ci consta, le barzellette sulla “violazione dell’art. 11 della Costituzione” preferendo una variazione sul tema. Hanno infatti tuonato contro “l’ennesimo sfregio al Parlamento” per il fatto che su una materia così rilevante si sia aspettato il ritaglio dell’ultima seduta utile prima dello scioglimento delle camere, quando invece sarebbe stato più opportuno, secondo queste merdacce, rimandare la “discussione” alle nuove assemblee che usciranno dalle prossime consultazioni elettorali… Le prossime consultazioni elettorali… ancora e sempre le elezioni e i voti da strappare – alfa e omega di tutto – per conquistare una rappresentanza e poter pensare di contare qualcosa, di incidere su qualcosa. Riassunto della cosa fatto da un onesto e rispettabile sincero democratico: “Capovolgiamo allora l’obiettivo governativo per la missione militare in Niger che anche stavolta viene rappresentata come ‘umanitaria’. A sinistra avranno un grande valore elettorale la scelta o il rifiuto di questa nuova avventura coloniale. Che la guerra, finalmente, torni ad essere la discriminante”. (Tommaso Di Francesco, il Manifesto 18/1/18) Qui sembra che bastino, per un buon risultato elettorale – alfa e omega di tutto – le chiacchere ben recitate sulla scena parlamentare, senza nemmeno aver l’incombenza fastidiosa (e pericolosa) di ricorrere ad una parvenza di mobilitazione di piazza, seppur da utilizzare strumentalmente per lo scopo che conta davvero ossia l’alfa e l’omega di cui sopra. Che dire di una tale miserabile e vergognosa deriva anche e solo al livello di “opposizione riformista”, perché d’altro non si può evidentemente parlare? Amen!

Il M5 stelle, questo campionario di moralità, di etica e di altre simili panzane in un mondo capitalistico che è – per dirla con Peter Handke – “un disinvolto mondo di criminali”, ha svolto i temi della sua opposizione-ciarla più o meno sulla stessa falsariga dei LeU. Indignazione e denuncia delle “tempistiche istituzionali” che comprimono “la discussione”: “sarebbe stato più etico” (!) esaminare a fondo e rimandare l’esame della faccenda … e via con questi giochi di parole a vuoto. Qualche cosa nell’intervento dei 5 stelle merita però un rilievo, a parte le affermazioni che possono suonare come “radicali” (si fa per dire) del tipo: “questa missione ci porterà a presidiare il deserto”, oppure: “si tratta di una politica estera esercitata solo con lo strumento militare” (il che peraltro non è affatto vero, dato che la forza militare si dispiega di conserva con la complessiva azione dell’imperialismo democratico italiano, dai complessi giochi della diplomazia, al lavoro delle reti di intelligence oltre ovviamente il giro del business. Ma questi ciarlatani fanno finta di non vederlo, volendo far credere che sia possibile la difesa e lo sviluppo del business nazionale senza lo “sgradevole” complemento militare e imperialista. Insomma questi ciarlatani sono, e siamo alle solite, per un capitalismo “etico”: merci, denari, crediti e debiti sì, ma non i carri armati, non le bombe; l’illusione, l’inganno di una possibile “cooperazione reciproca” in ambito mercantile e non la spietata concorrenza e la guerra).

Il succo politico, per così dire, del discorso dei 5 stelle è racchiuso in una frase affermata nel dibattito: “Siamo ancora in balia di paesi più grandi di noi e non riusciamo ad incidere in aree importanti come il Mediterraneo”. La logica politica sottintesa è quindi che in Africa come da altre parti del globo dovremmo in effetti starci, realisticamente e coerentemente, anche con la necessaria proiezione militare ma che ora non lo possiamo fare perché “in balia” di altre e più potenti macchine capitalistiche alle quali ci troviamo a dover sottostare. Lo sviluppo logico di questo volutamente ambiguo discorso di “opposizione” alle attuali “avventure” militari è che il NO! ad esse – il ciarlatanesco NO! a talune parti del dispiegamento militare italiano – è, sarebbe, sarà un SI! ad una “vera politica estera” qualora si ponga davvero alla pari, capitalisticamente alla pari, con le altre potenze alleate/concorrenti.

E qui veniamo al punto che forse più di tutti ci preme di evidenziare emerso dalla recita della commedia. Per paradosso è la rotella ex fascista della Grosse Koalition creatasi sulla materia, cioè i patrioti di Fratelli d’Italia a fornircene il destro. Giorgia Meloni dando l’OK al dispositivo militare “in discussione” ha subito tenuto ad aggiungere la sua discriminante: “Vigileremo affinché sia questo il compito dei nostri soldati (“di mettere un freno ai flussi migratori” ndr. Per i nostri bravi patrioti, come per gli altri, ovviamente di questo si tratterebbe e non – per l’amor di Dio – di difendere i nostri patriottici traffici di merci, di denari, di finanza) non di difendere gli interessi della Francia in Niger”. Bene dunque che gli scarponi e i cingolati “dei nostri ragazzi” difendano l’interesse della Patria nelle terre africane MA occorre stare bene in guardia perché non abbiano a ripetersi i tiri mancini degli alleati (francesi e americani in particolare) come avvenuto in Libia.

Ora, al di là delle contingenze e del gioco degli schieramenti elettorali (comunque assai precari a nostro avviso, ma di questo ne parleremo), al di là di quanto potranno o meno “vigilare” la Meloni e i suoi camerati, il punto politico evidenziato, urtante e scabroso quanto si vuole, è il seguente: la destra sociale rivendica coerentemente una linea politica autenticamente “popolare”, patriottica e “sovranista” cioè non vassalla e condotta “alla pari con paesi più grandi di noi” (per dirla col linguaggio dei 5 stelle) con ciò ponendosi perfettamente su quell’asse politico indicato “dal comandante partigiano Enrico Mattei” su cui abbiamo insistito nel nostro precedente intervento. Quando si giunge al dunque, ex fascisti e lo spirito (e la sostanza) ”della resistenza” possono benissimo congiungersi nei fatti attorno ad una politica “di e per il popolo” e di “salvezza nazionale”, come del resto viene prefigurato nell’esperimento messo in campo da Giulietto Chiesa (“Lista di popolo” si denomina questo esperimento e nulla importa, in prospettiva, se esso sia destinato a naufragare nella prossima contesa elettorale). La questione che si pone davanti ai “movimenti di lotta” in campo e soprattutto dinnanzi a quelli a venire è di prendere di petto e sciogliere il nodo, il vecchio annoso nodo: nazione, popolo, oppure classe?

Diamo conto, finita la rassegna delle parti in commedia, di qualche altra cosetta a margine.

Il ministro della difesa, Sig.ra Pinotti, ha tenuto ha ricordare che: “non possiamo lasciarla sola!”, riferito alla Tunisia il cui regime democratico i nostri soldatini insieme agli altri della Nato si apprestano a difendere contribuendo con la loro presenza e le loro manovre al soffocamento di quella rivolta popolare e di massa che ne minaccia “la stabilità”, dunque “ci” minaccia.

Il ministro degli esteri Alfano ha ricordato la stessa cosa riguardo al Niger: “Vogliono che li aiutiamo ad essere capaci di controllarli” (i loro confini, ndr). Tutti ci vogliono… Tutti ci chiamano…

Nessuno che fra gli “oppositori”-ciarlatani abbia replicato a questa rivoltante ipocrisia governativa ricordando solo alcuni semplici dati di fatto. Ad esempio che il Quisling del Niger, tale Mohamadou Iossoufou capo del partito al potere che si denomina “partito nigerino per la democrazia e il socialismo” è uno che l’Economist qualifica come “solido alleato dell’Occidente”. Ma quello che dovrebbe più interessare anche solo al fine di una polemica antigovernativa condotta al livello demagogico, è che per mantenere in qualche modo il controllo del paese il nostro Quisling nero ha dovuto cooptare nelle cerchie del potere numerosi esponenti delle bande malavitose che lo infestano, realizzando quella che il sito “gli occhi della guerra” chiama una “pax mafiosa in Niger”. Scrive lo stesso sito che: ”la connivenza di Iossoufou con le reti criminali è palese e documentata”. Ebbene, l’Italia democratica schiera le sue truppe, e le sue trame diplomatiche, e le sue reti assai qualificate di intelligence (si tranquillizzino quelli dei 5 stelle, su questo piano non siamo inferiori a nessuno) “chiamata” da un governo infestato da mafiosi e criminali!

Tocco finale della commedia: la prima cosa che ha fatto il capo di governo Gentiloni dopo aver incassato il via libera al notevole dispiegamento militare dal Baltico alle sabbie africane del Sahel, è stata quella di pararsi il fianco (di pararsi il culo, di parare il fianco all’imperialismo italiano) sul lato “pacifista” e della “cooperazione” di quel “mondo religioso” che è una trave portante delle presenti istituzioni capitalistiche. (Non ce ne vogliano gli autentici e sinceri pacifisti di Pax Christi contrari alle missioni pseudo umanitarie, i tanti missionari come Mauro Armanino a cui abbiamo dato voce, gli Zanotelli e soprattutto una grandissima massa di fedeli altrettanto sinceramente pacifista: l’istituzione Chiesa è un pilastro di questo mondo, di questo capitalistico mondo.) Presa carta e penna, Gentiloni si è indirizzato alla Comunità di Sant’Egidio, alla federazione delle Chiese evangeliche in Italia e alla Tavola Valdese ricordando loro l’impegno italiano “per la pace,lo sviluppo e la stabilità, contro il terrorismo e il traffico di esseri umani” e “apprezzando lo strumento avviato insieme dei corridoi umanitari. Strumento che ha permesso di portare in Italia oltre mille profughi siriani, adottato anche dalla Cei con due iniziative, una dal Corno d’Africa e l’altra, con il coinvolgimento diretto del governo, dalla Libia”, “è nostra intenzione – prosegue la lettera di Gentiloni;– continuare lungo questo modello virtuoso di cooperazione tra governo e società civile”. (Avvenire, 18/01/18)

Un colpo ben assestato per sviluppare la macchina del business e della guerra e, contemporaneamente, una bella soffiata nel corno “pacifista e della cooperazione” della zampogna: manovra perfetta, complimenti!

Il silenzio e la prostrazione di un proletariato sulle cui spalle e sulle cui tasche ricadono questi vasti dispiegamenti di forza militare e la beffa delle messe in scena parlamentari cui ci tocca assistere impotenti, è una penosa condizione che non durerà in eterno. Le staffilate che direttamente o per via indiretta continueranno ad abbattersi sulla sua schiena lo smuoveranno. Il punto non è questo. E’ che quando il proletariato italiano si rialzerà, troverà innanzi a sé, al suo rinnovato movimento, tutti quei nodi irrisolti di indirizzo e programma politico che abbiamo cercato di illustrare, in maniera forse “primitiva” e rozza, dando conto a modo nostro di una squallida, e per noi molto amara, commedia.

20 gennaio 2018