nucleo comunista internazionalista
note




Democrazia blindata, la borghesia “progressista” e “illuminata” all’opera

Inghilterra 1984

STIANO AL LORO POSTO
GLI SCHIAVI SALARIATI!

Non erano passati due giorni dalla firma del contratto dei metalmeccanici che Riccardo Illy, re del caffè nonché presidente della regione Friuli Venezia Giulia ha preso la seguente iniziativa: “dare l’indicazione” alla società Autovie venete (controllata dalla regione) di procedere ad individuare e denunciare gli operai che a più riprese hanno bloccato i caselli autostradali, in particolare quello “strategico” di Monfalcone. Non è certo la prima né la più pesante forma di intimidazione rivolta alla classe operaia, tuttavia vale la pena fermasi sulla in sé piccola vicenda locale cogliendone la valenza anticipatrice come un piccolo assaggio insomma di quello che bolle in pentola.

Riccardo Illy è presidente di una giunta di centro–sinistra con tanto di assessore alla cultura in quota Rifondazione, più nel dettaglio: componente “trotskista” (ad essere sinceri non siamo certi se costui in realtà, negli ultimi periodi, non abbia lasciato perdere con i fumi della “rivoluzione permanente” piegato, come ogni buon amministratore, dalla mole degli impegni e dalla gestione equa–e–solidale del portafoglio pubblico).

Potete immaginare il coro di reazioni suscitato nel pollaio della “sinistra” e del mondo sindacale che ha da sempre convogliato “il popolo” a sostenere Illy, un gran borghese il cui percorso è tanto “progressista” quanto, da sempre e dichiaratamente, mosso dai più feroci sentimenti anti–proletari ed anti–comunisti. Come è del tutto ovvio e normale per un borghese, per quanto “illuminato” sia.

Reazioni dure, anzi durissime, anzi... ma che dico, di più. Ve ne diamo solo un breve scampolo. I “Comunisti italiani” (che rimangono “sconcertati”): “Il presidente ed un’amministrazione regionale dovrebbero adottare comportamenti meno servili nei confronti di Confindustria e più consoni all’istituzione che rappresentano”, un altro del PdCI: “Illy è presidente di tutta la popolazione e dovrebbe sentirsi dalla parte dei più disagiati, quelli che nel 2003 l’hanno votato con speranza”; i verdastri: “Il presidente va in contrasto con le categorie sociali –in questo caso gli operai metalmeccanici– verso cui la sinistra, variegata e plurale, ha particolare attenzione e sensibilità”; poi l’immancabile “Debole con i forti e forte con i deboli: inaudito” (eh, quando ce vò ce vò!) dice uno della Cgil; boom finale al Prc che peraltro chiede che la vicenda “si mantenga nell’ambito di un confronto di opinioni e giudizi diversi” sennò... Sennò che? Sennò: “Se così non fosse e la Giunta dovesse compiere atti tali da comportare conseguenze negative per i lavoratori, mettendo le forze politiche che sostengono la maggioranza nella condizione di dover scegliere se stare dalla parte della stessa giunta o dalla parte dei lavoratori, Rifondazione si schiererà dalla parte dei lavoratori”.

Basta così. Potremmo aggiungerne altre di dichiarazioni “durissime” ma ne avrete capito senz’altro il leit–motiv, e poi ci fa senso e ci mette in depressione il solo battere sulla tastiera le voci di questo coro “in difesa dei deboli”, dei “poveri operai” e via frignando, e via deprimendo...

Soprattutto, avrete già capito il motivo vero dell’agitazione nel pollaio: con queste “sconcertanti ed inopinate” uscite il Presidente rischia di mettere a repentaglio la tenuta dell’alleanza che sostiene il governo di centro–sinistra della regione, i cui posti e le cui nicchie di potere i polli “di sinistra” vogliono difendere con le unghie e con i denti anche al costo di essere presi platealmente a pesci in faccia. Non si vorrà mica “consegnare la regione” alla destra, no?

Su questo terreno – perché è questo il terreno quando si dice “teniamo la vicenda nell’ambito di opinioni e giudizi diversi...” – fioccano del resto gli attestati di “solidarietà con i lavoratori”, da Forza Italia che, per bocca di una vecchia volpe passata dalla scuola “socialista”, si propone come forza di “saggia moderazione”: “Viviamo in una fase delicata ed è inopportuno che la giunta regionale spinga in questa direzione che porta alla rivolta sociale. Tutto ciò stupisce ancora di più se lo fa un’amministrazione di centrosinistra”. Alla Lega Nord che “esprime solidarietà ai metalmeccanici ed invita Illy a ripensarci” seppur riconoscendo al presidente “un ragionamento che sulla carta ha una sua logica”. Sulla carta perché, ci ricorda la Lega “poche volte negli ultimi anni si sono visti scioperi più ‘giusti’ di questo ultimo dei metalmeccanici ridotti alla fame da stipendi ormai anacronistici”.

Se parlando dei polli non possiamo che usare toni burleschi, occorre invece cambiare registro quando riportiamo l’affondo del Presidente “progressista” che non è affatto “un’opinione” (fra le tante altre, diverse, discutibili... siamo in democrazia no?) ma è un preciso e diretto attacco alla classe lavoratrice, un precisa linea invalicabile che si pretende di tracciare intorno alla sua insopprimibile necessità di lotta e reazione, avendo soprattutto in mente i tempi e gli scenari che ci si parano davanti. E’ una ormai nitida linea invalicabile che la borghesia (tutta la borghesia, non un suo ramo “cattivo”, quello berlusconiano) sta tracciando di fronte a tutto il proletariato e che, tanto per chiarire, si traduce nel secolo e passa di carcere comminato a 24 manifestanti per il G8 di Genova, nel processo e nelle condanne richieste a Cosenza contro “Sud ribelle”, negli anni di carcere inflitti ai compagni che a Firenze nel 1999 sono scesi in piazza contro la guerra umanitaria dei democratici D’Alema e Clinton.

Quando il signor Illy dice: “Gli operai con i loro blocchi hanno recato un danno alle nostre autostrade ed agli automobilisti è giusto denunciarli”, lo dice rivendicando e affermando l’applicazione, pienamente coerente col principio della democrazia, del suo ruolo di garante e gestore dell’interesse generale, dell’interesse “della maggioranza dei cittadini” (che democraticamente lo ha eletto). Egli, da coerente democratico, non nega il diritto alla lotta sindacale fintanto che essa non leda gli interessi ed i diritti degli “altri cittadini”. Egli difende la legalità che uno Stato libero e democratico deve e dovrà soprattutto saper fare rispettare sempre e comunque. Che gli operai abbiano problemi di lavoro e salari da fame è certamente disdicevole e riprovevole ma questi loro “particolari problemi” non devono ledere i diritti ...degli automobilisti, quelli della Società delle autostrade né soprattutto può essere tollerato che essi disturbino il fluire dei traffici e degli affari.

Traducendo in sintesi e nella nostra lingua il messaggio lanciato (la prova di forza esibita) dal gran borghese “progressista” esso suona così: gli schiavi salariati devono restare al loro posto, al posto loro assegnato nella presente –intangibile– società di classe. Ad ogni debordamento dalle regole devono provvedere magistrati e poliziotti, svolgendo il compito cui sono preposti e nel pieno rispetto delle leggi vigenti, con ciò non instaurando uno Stato di polizia bensì applicando le regole della democrazia. Della moderna democrazia, l’unica possibile nel tempo della burrasca, nel nostro tempo: la democrazia blindata.

Messi di fronte ad affondo diretto, preciso, al ringhio del Capitale, i rappresentanti dei lavoratori, potremmo dire “i legali rappresentati dei lavoratori”, reagiscono con una opposizione “dura” solo e soltanto nelle forme e tutta giocata sul piano dei ricorsi e delle pressioni istituzionali, dei cavilli procedurali eccepiti all’iniziativa di Illy in modo che, su questo terreno avvocatesco, essa non possa tradursi in misure coercitive concrete. Così la Cgil “congela i rapporti con la giunta regionale” e i sindacalisti cavillano come penalisti ed esperti di diritto su chi, quale figura istituzionale, possa effettivamente prendere l’iniziativa delle denuncie ecc.ecc. E su questo piano da avvocati, probabilmente potranno vantare la vittoria, vantare d’avere difeso i lavoratori, per di più senza “fargli perdere una sola ora di lavoro” ossia senza chiamarli in prima persona alla mobilitazione. Dei buoni avvocati non c’è che dire.

Ma la prova di forza esibita dal Capitale, attraverso la voce dell’”illuminato” Illy, non ha tanto l’obiettivo di castigare immediatamente gli operai quanto ha un obiettivo politico di fondo e generale tutto concentrato sul prossimo futuro che ci aspetta, prevedendo il quale si piazzano fin da oggi dei precisi, inequivocabili paletti. Degli inequivocabili altolà. E su questo piano, quello politico decisivo, la risposta dei “legali rappresentanti dei lavoratori” è tutto un pietoso e vergognoso tentare di svicolare, di scantonare dalle questioni poste dal signor Presidente.

Se la Uil giudica “sbagliata e fuori luogo” l’iniziativa della giunta regionale, la Cisl si chiede perché i metalmeccanici sì ed invece gli autotrasportatori no (la Lega Nord ci mette sopra il carico: perché i metalmeccanici sì e i rivoltosi delle discariche del napoletano no), la Cgil spiega che “i cosiddetti blocchi” si sono svolti in realtà “con modalità molto leggere” e che il sindacato “non intende certamente avallare forme di lotta che danneggino la cittadinanza” il tutto condito dal piagnisteo generale sui “poveri operai” la cui rabbia, peraltro contenuta, la giunta regionale dovrebbe comprendere invece che querelarli. Insomma non si esageri, non si provochi troppo il cane che dorme e si riconosca invece il ruolo dei “legali rappresentanti” i quali gestiscono la rabbia nella maniera più soft possibile. Così che i blocchi ai caselli (“i cosiddetti blocchi”) sono in realtà un necessario sfogatolo per evitare guai maggiori.

Concedete dunque, signori della corte, OGGI ai poveri operai le “attenuanti generiche” e/o “il fatto non sussiste” e lasciateli in libertà (sempre più vigilata). Ma quando DOMANI il fatto dovesse, malauguratamente, sussistere?

P.S.
Credeteci, ci eravamo riproposti di non scrivere questo PS, ma da lunari quali siamo non ne possiamo proprio fare a meno:
non c’è stato nessuno a lanciare l’idea (diciamo l’idea eh!) di organizzare facciamo solo un centinaio di sani cantierini di Monfalcone NON come “poveri operai” ma come reparto di CLASSE OPERAIA e di portarli sotto il palazzo del signor Illy. Giusto così, per guardarlo negli occhi ed esprimergli direttamente in faccia ...”la diversa opinione” degli schiavi salariati.

31 gennaio 2008