nucleo comunista internazionalista
note





AGGRESSIONE ALLA LIBIA

L’ASSORDANTE SILENZIO DI HEZBOLLAH


Le criminali operazioni delle massime potenze democratiche occidentali contro la Libia sono in corso, come annunciato. Il paese sotto attacco, per intanto, non ha ceduto di schianto. Ogni giorno che riuscirà a strappare e conquistare rimanendo in piedi, sarà un giorno conquistato per far emergere (e noi ci auguriamo esplodere) le contraddizioni nel campo degli aggressori imperialisti (pensiamo solo a quanto si muove nella pancia di Badogliolandia: non sfugga quanto sta avvenendo, cioè una malcelata o addirittura aperta contrarietà a questa “guerra da matti” come titola Feltri, nel lato destro dello schieramento borghese nazionale, ai vertici e soprattutto negli umori della base riflessi e a loro volta indirizzati da gente assai abile e spregiudicata come quelli di Libero e non solo. Ne riparleremo...). Ma ad emergere devono essere le contraddizioni che covano anche fuori dal campo dei porci democratici.

Una, grande come una montagna di cui nessuno a quanto pare se ne avvede per il momento. Eppure è decisiva per la battaglia in corso che, come abbiamo detto, va assolutamente oltre il destino di Gheddafi e del suo regime. La tiriamo fuori noi allora. Come possiamo e senza farla tanto lunga (capiranno i compagni che le nostre energie sono quelle che sono, intanto tiriamo il sasso).

Parliamo di Hezbollah cioè il movimento anti-imperialista borghese forse più avanzato, senza dubbio il più agguerrito nell’area, il quale mantiene un silenzio assolutamente assordante e tombale sull’aggressione in corso contro la Libia.

L’imbarazzo è evidente: si è cauzionata scriteriatamente la causa “dei ribelli” di Bengasi che più di Allah pregano le cannoniere imperialiste sulla cui scia contano di conquistare “la libertà”. Le stesse cannoniere che si (ri)presenteranno prima o poi di fronte a Beirut come peraltro Hezbollah è il primo a sapere.

C’è di più e di peggio. Fra gli stati e staterelli che hanno votato, nel banditesco covo dell’Onu, in favore dell’azione armata pro-democrazia vi è anche il Libano. E, se non ci sbagliamo, Hezbollah partecipa al governo del paese o ne è comunque un pilastro essenziale (tenuto sempre sotto tiro dalle fazioni pro-imperialiste libanesi). E allora come la si gira la frittata? Come uscire da una tale trappola che sarebbe criminale e suicida pensare riguardi solo Tripoli o il destino di Gheddafi e della sua fazione?

La conseguenza pratica immediata, politica e militare, è che la piazza di Beirut, cioè la forza popolare e proletaria di Beirut è, al momento, sostanzialmente paralizzata. Un punto non da poco conto che l’imperialismo può segnare, al momento, in suo favore. Una situazione che però sarà difficilmente sostenibile qualora a Tripoli non sia in breve spezzata la schiena.

Potessimo far giungere la nostra voce alle masse di Beirut e del Libano diremmo:


Fratelli musulmani, fratelli cristiani, compagni nostri: le bombe che si abbattono su Tripoli non sono rivolte solo a sottomettere quel popolo attraverso la subdola maschera democratica, sono un monito dell’imperialismo lanciato a tutti i popoli arabo-islamici inteso a ribadire la sua posizione di controllo e dominio. Guardate le cose al di là del parziale e limitato orizzonte di quella che può essere la sorte di un regime, di un clan, di un uomo di potere borghese il quale può avere certamente compiuto errori, nefandezze e tradimenti rispetto alla causa degli sfruttati. Seguite il vostro istinto: non vi può essere equidistanza rispetto all’azione degli imperialisti. Reclamate di uscire dalla paralisi in cui la direzione della resistenza tiene il movimento: chi tace acconsente!

Non possiamo acconsentire a che i gangster democratici facciano impuniti il loro lavoro.


La finiamo qui per ora. Ripetiamo, abbiamo solo voluto gettare il sasso...

22 marzo 2011