nucleo comunista internazionalista
note




MAOMETTO E LE SUE TANTE CARICATURE

Non può che far piacere vedere masse “fanatizzate” islamiche dar l’assalto alle ambasciate di USA e sodali occidentali e bruciarne le bandiere sotto il pretesto dell’offesa al Corano rappresentata da film disgustosi o da dubitabili satire laico-progressiste (e persino “di sinistra”, come nel caso di Charlie Hebdo). In queste manifestazioni si vede benissimo l’emergere di un istinto di affermazione del proprio status di oppressi semicolonizzati dalla “nostra” cristiana (!!) civiltà. Rushdie, Magdi Allam, la Fallaci etc. etc., sino ad un Breivik, ne sono il segno tangibile, che merita trattato come da queste masse viene trattato, ed anche più in là, molto più in là, se possibile.

Detto questo, però, vanno fatte alcune considerazioni aggiuntive, per niente alla coda di movimenti del genere.

Le masse arabo-islamiche in oggetto devono comprendere che la colpa dell’Occidente non è quella di offesa alla religione islamica, della cui sostanza dottrinale esso ben s’infischia (ed a cui è anzi ben disposto a tributare un grosso omaggio ecumenico purché si limiti ad un credo religioso innocuo sul terreno economico-sociale e politico-militare). L’offesa, molto più concreta, non è a Maometto o chi per esso, ma alle condizioni reali di vita cui l’imperialismo è tenuto a sottoporre schiavisticamente queste popolazioni per i suoi interessi geo-politici di profitto.Una rivendicazione del “proprio orgoglio” limitata al piano religioso non vale nulla se non si traduce in quest’altro.

Secondo punto, correlato al primo: posto che al Corano si attribuisca un valore anche concreto, sociale per l’appunto, sono ben certe queste masse che non occorra dar di ramazza ai propri regimi interni, tanto rispettosi di un Corano religiosamente asettico quanto iper-rispettosi delle regole imposte dal sistema imperialista di cui essi stessi sono espressione in seconda? Vi offende di più Charlie Hebdo oppure l’azione che vanno svolgendo Arabia Saudita e Qatar od altri, fedelissimi dell’Islam? O vi va bene che in nome della conferma e diffusione ulteriore del Corano si facciano a pezzi paesi vostri da riconsegnare al padrone del vapore?

Terzo punto: un Islam degno di non essere caricaturizzato ha urgente bisogno di un processo di profonda riforma al suo interno, di essere “luteranescamente” rimesso coi piedi in terra, aggiornandosi sui propri criteri di lettura del mondo materiale contemporaneo. Una cosa che va alquanto al di là delle varie sharià d’immobilizzazione (o persino regresso) ad uno stadio socialmente arretrato capace solo di assicurare agli schiavi l’“orgoglio” di rimanere tali. (Salvo il fatto che un certo geronto-islamismo non è neppure in grado di sanare l’odio di setta che contrappone un ramo di esso all’altro, a tutto vantaggio dell’imperialismo). Siamo perfettamente d’accordo coi compagni che scrissero a suo tempo, 2005: «I comunisti, pur criticando ogni religione e il fatto che i suoi contenuti interlcassisti sono d’ostacolo alla radicalizzazione dei movimenti sociali, a differenza dei democratici laici (tipo i bei tomi di Charlie Hebdo, a suo tempo propagandisti della caccia all’uomo contro Gheddafi, n.) e dei rivoluzionari infantili, riconoscono che nella storia l’ideologia religiosa può rivestire un carattere obiettivamente rivoluzionario (in un quadro storico pre-proletario/socialista, diciamo noi, n.)... I comunisti manifestano perciò piena solidarietà con la lotta delle masse arabo-islamiche malgrado i pregiudizi religiosi di quest’ultime». Perfetto: solidarietà col contenuto sociale potenziale della lotta da rendere, possibilmente, libera da pregiudizi (ideologici) e basi materiali d’appoggio interclassisti e, in quanto tali, impotenti. Riusciamo ad intenderci? Bene, dunque, che, ad esempio, certo sciismo rivoluzionario (senza mai esagerare...) costituisca «una rottura con la tradizione religiosa» ufficiale ed avvii un processo di «modernizzazione», allorché «per procedere su questa via deve prima dar vita alla “reinvenzione” della “tradizione religiosa”». Esattamente quanto sopra. (Abbiamo stralciato da documenti di una ex-organizzazione di ascendenza “sinistra italiana” con cui abbiamo a suo tempo cercato di dialogare, pare invano; ma quel che vale vale).

I comunisti non hanno mai inteso dar battaglia all’islamismo sul piano “ideologico” (da cui sono per altro distanti millenni), ma rivendicano, per quanto li concerne (e concerne gli interessi reali delle masse islamiche) il diritto a dichiararsene distanti, il diritto a costituire una propria organizzazione politica (evidentemente a-religiosa, per non dire di più). Così come rivendicano il diritto a qualunque fede ad esprimersi (ed anche reclutare adepti) liberamente entro i territori dell’Islam senza ricorsi a fatwe o peggio oppressive di tale diritto. I fedeli di Allah possono benissimo, entro questo quadro, rimanere convinti di essere i depositari in esclusiva dell’ultima parola dell’Altissimo, direttamente comunicata al Profeta, purché, in attesa del giudizio finale, non si arroghino il potere di mandarci all’Inferno direttamente su questa terra. Avrà ragione il Corano od Il Capitale? Lo si vedrà nei fatti. E, nel frattempo, chi, nell’area dell’Islam realmente lotta contro l’imperialismo e i suoi cani da guardia, non potrà in nessun caso rimproverarci di mancata solidarietà con essa.

5 ottobre 2012