nucleo comunista internazionalista
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ADDIO, SILVIO

Con grande tristezza abbiamo appreso della scomparsa del compagno Silvio Serino ed esprimiamo ai familiari ed a quanti gli sono stati vicini i nostri più sinceri sentimenti di cordoglio.

Chi era Silvio? Un compagno attivo nei movimenti di contestazione di classe a Napoli negli anni ’70, e anche prima, come esponente del CIM, ed uno di quelli che, successivamente, si era prodigato, dentro questo movimento ad iniziale matrice m-l,  per un suo salutare orientamento non movimentista, ma coerentemente marxista, da (per il) partito, attraverso la “riscoperta” delle lezioni della Sinistra Comunista italiana. Questo orientamento non poteva, evidentemente, trascinare dietro di sé l’insieme del “vecchio movimento”, di per sé destinato ad uno squagliamento senza lasciti, ma un nucleo di militanti che ne valorizzasse coerentemente le ragioni in senso comunista. Il risultato estremamente positivo di ciò fu il posizionarsi di una ristretta compagine in questa direzione e, di qui, il suo prezioso contributo alla formazione dell’OCI (il Che Fare) col concorso di compagni provenienti da altre esperienze, tra cui noi stessi, già facenti parte del Programma Comunista di Bordiga.

Successivamente -lo diciamo qui in tutta fraterna franchezza-, il compagno Silvio ha ritenuto che l’OCI non fosse all’altezza dei compiti prepostisi rispetto all’emergere del “nuovo movimento” no global ed antiwar, rispetto al quale s’imputava all’OCI un senso di “separatezza” e di “autoproclamazione” partitista. Niente di sconvolgente di per sé, perché è sempre teoricamente possibile ed anche concretamente tangibile che un dato orientamento di principio non riesca di per sé a tradursi in un efficace lavoro di intervento sui movimenti reali, concreti. Saremmo gli ultimi a negarlo per ragioni di difesa della propria “bottega”.

Purtroppo, a nostro modo di vedere, questa -di per sé legittima- preoccupazione si tradusse in posizioni neo-movimentiste (il movimento contro “il partito”, per dirla con Lenin) e ciò portò alla separazione sua e di altri compagni dall’OCI all’insegna dello “stare” nel movimento.

Di qui la formazione di un gruppo separato dall’OCI in quanto “parte integrante” del movimento senza “settarismi” (senza, per noi, compiti da partito per rapporto ad un movimento, da cui mai ci si distacca, ma in cui non ci si annega).

La nostra separazione da questo percorso è stata totale. Il che non significa affatto misconoscere che, pure in esso, il senso profondo del comunismo a Silvio non è mai venuto meno.

D’altra parte, il “tuffo” in un movimento dal quale tutto ci si aspettava per virtù proprie non poteva non deludere le aspettative di partenza e, in tempi recenti, abbiamo assistito da parte di Silvio a messe a punto contro le derive “spontanee” iniettate in esso da forze-partito antimarxiste, forti precisamente di questo loro ruolo, cui si può opporre solo una forza uguale e contraria.

Nel prendere questa strada Silvio era mosso non da ambizioni “leaderistiche” (pur nella sopravvalutazione dei coefficienti personali), ma da un sentimento di per sé positivo di fare di più e meglio (cosa che noi assolutamente contestiamo nel merito concreto dei risultati conseguiti stando fissi al “metodo” ed ai principi nostri) sempre in nome dei suoi indefettibili ideali comunisti. E questo soggettivo plafond è la base su cui si misura il compagno, ogni vero compagno, sulla quale si misurano i concreti transitori tragitti ed i suoi possibili e necessari cambiamenti. Per questi motivi riaffermiamo il nostro cordoglio per una perdita che tocca noi tutti.   


23 aprile 2008